Architecture Play
a cura di Laura Barreca
Andrea Aquilanti, Sergia Avveduti, Andrea Dojmi, Elastic Group, Flavio Favelli, Charlotte Ginsborg, Marco Giovani, Lorenza Lucchi Basili, Chiara Passa, Pietro Ruffo, Andrea Sala, Francesco Simeti, Sissi, Nico Vascellari, Marina Vergiani
Progettare, costruire, modulare, ricreare, giocare o dialogare con lo spazio attraverso le infinite possibilitŕ di interazione con esso: con queste declinazioni i 15 artisti coinvolti nella mostra collettiva Architecture Play! impegnano le loro opere e articolano gli interventi all’interno dell’ex Casara di Berchidda. Taluni con interventi di natura installativa, in altri casi la presenza di fotografie, disegni, sculture, videoproiezioni e videoinstallazioni site-specific trasforma gli spazi del lavoro in nuovi percorsi visivi e cognitivi, anche grazie all’uso di nuove tecnologie in grado di portare lo spettatore “all’interno dell’opera” rendendolo attivo e partecipe di essa. La riflessione sull’architettura nasce naturalmente dall’aspirazione -forse antropologica- di indagare se stessi attraverso lo spazio intorno; una costante ricerca dei codici di comunicazione espressi dalla comunitŕ contemporanea, raccolti e rielaborati secondo concetti e strategie operative individuali.
La relazione tra arte e architettura si esprime nell’esigenza di reinterpretare lo spazio come luogo altro da sé, rappresentazione di regole geometriche, virtualitŕ, presenza fisica, ossessione, documentazione di azioni fisiche, memoria dello spazio.
Arte e architettura si fondono felicemente nel lavoro fotografico di Lorenza Lucchi Basili, Spazio Sessantuno, Berlino, 2006, una serie di quattro fotografie realizzate negli interni del Museo Ebraico di Berlino progettato da Libeskind. La riflessione sull’architettura come dimensione d’incontro tra tecnologia e post-umano si ritrova nel video Metaphoric BCN, 2008, di Elastic Group. A dimostrazione della validitŕ di questa combinazione, la videoinstallazione di Chiara Passa, Replicating Architecture, 2008, mostra come un’architettura pubblica viene rimodellata attraverso una sequenza random di linee e forme fluide, che riproducono la struttura di un codice genetico. Nella doppia videoproiezione Architecture, 2008, Andrea Aquilanti riunisce l’interno e l’esterno dello spazio espositivo in un'unica dimensione, facendo si che disegno e immagine video appaiano e scompaiano grazie alla partecipazione fisica dello spettatore.
Il dialogo tra arte, design e architettura si realizza compiutamente nella scultura di Andrea Sala, Warm Red Mobile, 2007, un totem contemporaneo dove la struttura geometrica aperta si congiunge alla base conica di cemento, parte imprescindibile dell’opera. La scultura Meccanismo d’orologio n°17, 2007, di Sergia Avveduti ingrandisce ironicamente la struttura interna di un orologio, trasformandola in un tavolino dalle fattezze liberty. La complessa scultura INTERNO ROGER E GALLET, 2008 di Flavio Favelli, č un assemblaggio di mobili di diversa provenienza, ottenuta attraverso una meticolosa opera di ritrovamento, manipolazione e ricomposizione, fino ad ottenere un oggetto unico, senza tempo. Il collage su carta di Francesco Simeti, Linee di fuga, 2005, utilizza l’immagine di un evento tragico, ripetendola schematicamente in una struttura geometrica, fino a ricreare una composizione astratta, e solo apparentemente decorativa. Il tema della contestazione politica, vissuta in chiave progettuale č al centro del lavoro di Pietro Ruffo, Memoriale per le vittime del W.T.C., New York, un vero e proprio progetto architettonico, spiegato in tre grandi stampe e in un video.
Il rapporto tra arte e architettura ha inoltre un risvolto antropologico nel video di Charlotte Ginsborg, The Mirroring Cure, 2006, in cui la costruzione di un grattacielo viene osservata attraverso le parole e le aspettative di chi lavora al suo interno. Al contrario, un luogo giŕ dimesso come un complesso di archeologia industriale diventa occasione di un poetico viaggio nel video di Marina Vergiani, Percorsi dell'ex-acciaieria, 1998. Un unico piano sequenza percorre le rotaie degli antichi spazi di lavoro, rigorosamente in bianco e nero.
Le silhouette di oggetti provenienti dalla vita quotidiana diventano macchinose strutture nelle immagini create da Marco Giovani. Il trittico Doppiogioco, 2004-2005 riporta simbolicamente in superficie le ossessioni di tutti i giorni, sotto forma di ombre e velature dai contorni soffusi. La tensione esistente tra architettura e corpo umano rivive nella videodocumentazione di T, 2003, performance di Sissi realizzata spingendo un enorme struttura di gommapiuma e nel video The walk, 2003, dove l’artista passeggia lentamente lungo il costone di una struttura architettonica posticcia di colore bianco, forse come nei meandri del pensiero. Nel video di Nico Vascellari, Nico&the Vascellaris, 2005 l’artista chiama a raccolta tutta la sua famiglia per ricreare l’architettura della casa attorno a sé, durante un’esibizione. Le dinamiche familiari si intrecciano t ra loro dando vita ad un’azione di grande intensitŕ. A chiudere il percorso espositivo della mostra, l’installazione en plen air di Andrea Dojmi Illumination Complete #6, 2008 trasforma lo spazio del gioco in un luogo di passaggio, di meditazione, un campo di forze che vive dell’azione e della partecipazione di chi l’attraversa.
Laura Barreca
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