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04. Un dě, felice, eterea
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04. Un dě, felice, eterea  

 

Un dě, felice, eterea.
Paolo Meoni: la grazia dell’immagine
a cura di Marco Senaldi


“Un dě, felice, eterea / mi balenaste innante…” č l’avvio del celeberrimo duetto tra Alfredo e Violetta ne La traviata di Verdi – un’aria talmente irresistibile da essere stata ripresa infinte volte, colonna sonora di film pop come Pretty Woman, con Richard Gere, e persino cantata in chiave country da una rockstar come David Byrne… Č difficile dire in che cosa consista la qualitŕ dell’“etereo” – ma fra le altre cose, ha certamente ha a che fare con uno sfavillare, con un’apparizione “balenante”, con la subitanea epifania di un’immagine che sembra colpire il nostro sguardo.


L’approccio che Paolo Meoni (Prato, 1967) ha nei confronti dell’immagine č proprio di questo tipo. Impiegando in modo erratico una varietŕ di tecniche, dal video, alla fotografia, alla scansione digitale, Meoni condensa la serialitŕ tipica dell’“atto fotografico” in una sola immagine o in un’unica inquadratura, che ne contiene infinite altre. Il risultato di questa condensazione č un distillato, una “quintessenza” visuale il cui significato non č né opaco né completamente trasparente, ma un riflesso del nostro stesso “desiderio di vedere”.


In alcuni video – come in Stato di grazia, 2007 – la ripresa fissa di un comune sottopasso pedonale cela un segreto che si fa palese mentre guardiamo: il video č in realtŕ composto da decine di strisce di timeline sovrapposte nelle quali il movimento dei passanti č ridotto ad un evanescente baluginio. Questa evanescenza tuttavia non svanisce né dissolve l’immagine, ma – che si tratti di un paesaggio, di un volto o di un corpo – la rende leggibile e insieme stranamente impenetrabile, come se fossimo caduti oltre la barriera, lo schermo, la superficie che solitamente ci separa da un quadro, da una foto o da un video. L’arte di Paolo Meoni consiste in questo viaggio impossibile “al di lŕ dell’immagine”.


Come č stato detto, Meoni “non si limita a cristallizzare il tempo, ma temporalizza la cristallizzazione” (A. Sarri): le sue affascinanti e magnetiche opere calamitano lo spettatore come cristalli di memoria, frammenti di sguardi, bagliori di desideri remoti eppure vivi dinanzi a noi – come, per Alfredo Germont, l’eterea e indimenticabile sembianza di Violetta.


Paolo Meoni (Prato, 1967) usa video, fotografia e altre tecniche di acquisizione e manipolazione dell’immagine per una ricerca incentrata sulle mutazioni del paesaggio, dei volti e della memoria. Ha iniziato a realizzare i suoi primi video nel 2001; nel 2007 ha tenuto la sua prima personale Over and Above a Capalle (Firenze), galleria Patrizia Pepe, a cura di R. Gavarro. Dopo aver partecipato nel 2008 a New Delhi: Urban Landscapes, al CART – Centro Per l’Arte Contemporanea L. Pecci di Prato, e all’Italian Cultural Institute di New Delhi, nel 2010 ha tenuto mostre personali a Casamasaccio (San Giovanni Valdarno), e nelle gallerie Dryphoto e Die Mauer. Sempre nel 2010 ha partecipato a Palinsesti 2010 – Storyboard, San Vito al Tagliamento e al 32° Festival Mediterraneo, Montpellier e, con il video Unitŕ residenziale d’osservazione ha vinto il Premio Terna 2010, sezione Megawatt. Nel 2012 č stato invitato alla collettiva L’evento immobile – Sfogliare il tempo, al MAN, Museo di Arte Contemporanea, Nuoro, e alla selezione del Premio Terna tenutasi al Multimedia Art Museum, Moscow. Č presente con una sua opera alla grande retrospettiva La Magnifica Ossessione, mostra celebrativa dei dieci anni del MART, Rovereto.

Nel 2012 č uscito il catalogo En plein air, con testi di R. Valtorta, S. Cincinelli, A. Sarri (Gli Ori, Prato).