Discorso sull’impossibile quasi una conferenza con molte immagini
a cura di Valerio Dehò
Bas Jan Ader, Cyprien Gaillard, Dimitri Gutov, Zang Huan, Wainer Vaccari, Wheredogsrun
Vi è una ricerca del limite nell’arte che appartiene alla saggezza dei vecchi esploratori. Chi cercava di superare gli elementi, i quattro elementi che compongono il mondo, sapeva che doveva possederne il quinto. Questa vittoria magari diventava simbolica attraverso una bandiera piantata in un punto del pack o su di una montagna pakistana, ma era qualcosa di profondamente spirituale. I tempi attuali parlano di record, ma questa è una categoria legata ai media, ai soldi, allo sport. L’impossibile appare laddove finisce la normalità. Quando il mondo non sa più cosa dire allora compaiono altre parole come sublime, infinito, incommensurabile. Gli artisti sono cercatori di impossibili. E in questa ricerca ci si può perdere come accadde a Gordon Pym, personaggio del romanzo di Edgar Alla Poe o, nella realtà, a Bas Jan Ader, artista olandese inghiottito dall’Oceano Atlantico nel 1975.
I limiti non sono mai fisici. La natura non è benigna e si riprende tante volte quello che l’uomo gli ha rubato. Ma gli esploratori o gli artisti vogliono arrivare alla fine di se stessi. Se c’è un cartello “Non plus ultra”, lo vogliono raggiungere. Del resto lo sappiamo dalla filosofia anarchica e in particolare da Mikhail Bakunin che “Solo cercando l’impossibile, si raggiunge il possibile.” Come si fa ad andare oltre i sensi, oltre la fisicità, oltre la dura gravità che ci costringe al suolo, pur rimanendo da queste parti, in questa esistenza? Non ci sono risposte, ci sono degli esempi. Il sublime mette insieme la bellezza e il pericolo. Di fonte all’infinito, al cosmo, al mare, ad una tempesta ci possiamo sentire straordinariamente vivi, la paura alimenta il piacere, il senso del bello che ci pervade è qualcosa che dentro di noi umani. Tutta la nostra relazione con le cose, non solo con la natura, è alimentata da una forza misteriosa.
Non capiremo mai tutto universo, ma possiamo viverlo almeno per alcuni istanti.
Valerio Dehò |