A…parole
La parola nel video contemporaneo
Marina Ballo, Annalisa Cattani, Simonetta Fadda, Alberto Guidato, Debora Hirsch, Geoff Lowe & Jaqui Riva, Annamaria Martena, Marzia Migliora, Giancarlo Norese, Federica Pecorelli, Alberta Pecorelli, Alberta Pellacani, Nello Teodori, Alberto Zanazzo
Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un lavoro nuovo, non facciamo caso a quelli che sono i suoi elementi costitutivi per i quali risulta produttore di senso. Di solito ci limitiamo a registrare il suo messaggio, a goderne e ad esprimere un giudizio di valore, per conservarlo nella memoria. Cosa sono le parole se non la forma piů elementare del linguaggio? E quando dobbiamo decidere quali lavori presentare al PAV ci vogliamo limitare all’analisi linguistica propria del video d’autore o vogliamo intendere “le parole” che ci diciamo per comunicarci qualcosa ogni giorno? Decidere di proporre un’analisi linguistica risulterebbe noioso e fuoritempo, e forse non ne sarei neppure all’altezza. La forma piů elementare del linguaggio video č l’elettrone che “pennella” lo schermo, ma possiamo anche decidere per il “frame” come elemento semantico iniziale, che ci riportano a tutte le forme elettroniche sperimentate dai grandi precursori, le forme di sperimentazione degli anni ‘70 messe in opera dai grandi maestri che conosciamo e che hanno segnato la recente storia dell’arte con grandi capolavori. Non voglio fare questo, e quindi mi lascio sedurre dalla memoria delle cose viste e conservate nell’Archivio, scremando le immagini, i suoni e le voci che mi percorrono la mente al ripetermi “parola, parola, parola...” Ecco! Cosě mi viene piů facile e mi sembra di dare un contributo piů ricco di emozioni provate, e meno analitico. In fondo mi interessa comunicare o veicolare la comunicazioni di altri, non comunicare della comunicazione. La voce e la scrittura e la mimica sono il nostro naturale veicolo per dirci delle cose, e nei processi di comunicazione collettiva accade la medesima cosa, e le opere prodotte dagli artisti sono un pň come il messaggio nella bottiglia, il video come il CD musicale, il quadro come la scultura. Gli artisti indagano la realtŕ con un occhio speciale, e spesso sono piů importanti le cose non dette, o le parole scritte, o i gesti espressi, e di volta in volta lasciano agli altri la chiave di lettura del loro messaggio. Ho raccolto tre campioni di lavori diversi, proprio cogliendo i primi che mi tornavano a memoria, per l’ossessione delle voci o il ripetersi delle parole dette, oppure per la parola scritta, o ancora per la forza delle parole non dette, dove il senso del lavoro sfugge nell’ironia, o non risiede in ciň che viene dichiarato. Molti sono i lavori che avrei potuto inserire in questa mini rassegna, ma contro lo sfinimento dello spettatore mi sono limitato a queste piccole chicche.
Mario Gorni
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