En-Trance
a cura di Valerio Dehò
Karin Andersen, Matteo Basilé, Paolo Consorti, Massimo Kaufmann, Jorunn Monrad, Luisa Raffaelli, Francesca Semeria, Nicola Troilo
Non è vero che il mondo possa essere visto dal di dentro o dal di fuori. C'è una terza possibilità: vederlo dalla soglia.
D'altra parte non è vero si dice sempre che si "viene al mondo"? Quindi un passaggio regolamentato esiste. Basta trovarlo e non abbandonarlo mai. Fino a che sarà possibile, naturalmente. Allora il modesto gioco linguistico del titolo (Entrance-Trance) è un semplice richiamo mnemotecnico alla nostra possibilità di esistenza. La trance non ci porta fuori, ma ci conduce dentro. Essere fuori di sé spesso equivale a perdersi, ad addentrarsi però in un altro "spazio interiore" alla Hubbard. Almeno fino a che il significato della parola Io resta confinato ad una percezione del sé oggettiva. Siamo tutti hegeliani, verrebbe certe voglia di dire, ma non sempre e non per sempre. Ci sono dei vantaggi a non scambiare la filosofia con la religione.
Molte volte la perdita del sé risulta positiva, come accade nella sessualità. Altre volte deve essere così e basta, come durante il dolore che si prova per la perdita della persona amata. Il cordoglio è uno spazio che la cultura ha occupato in nome dell'individuo. "Ti dico io come ti devi comportare per fare bene la tua parte di essere umano." Quindi tutti i riti relativi, gli abiti, i gesti, i discorsi, i colori adeguati, gli occhiali scuri e tutto il resto. Sesso e morte sono i due estremi della vita, in mezzo ai quali abbiamo costruito le autostrade, il denaro e la televisione: ma in mezzo, appunto. Cerchiamo sempre di conquistarci degli spazi estremi. Nel celebre romanzo di Hesse "Il Lupo della steppa" la porta del cabaret-inferno in cui il protagonista finisce per perdersi è nascosta, non appare a tutti. Se il Mondo è una grande proiezione dell'Anima, allora è chiaro che i segreti sono altrettante piccole porte che dobbiamo trovare.
Sappiamo del resto, per abitudine se non per esperienza, che uscire vuol dire entrare da qualche altra parte. Il segreto delle porte è questo, mettono in comunicazione, collegano stati d'animo o stanze dell'anima. Sono lì immobili, bisogna cercarle, ma alcune volte bisogna anche tenerle in vista per una possibilità di rientro.
Alla fine l'arte propone un viaggio provvisorio, le sue porte sono visibili, certe volte anche troppo. Ma la funzione è la stessa. La trance artistica è permanente, si trasforma all'interno della visione che si raccoglie in un'immagine digitale o meno. Comunque si tratta di qualcosa in cui ci si fa trasportare e l'opera d'arte resta porta o finestra o specchio (per regalare un ricordo ad Alice) oltre i quali vi è un mondo immaginato, vero, certo, che l'artista ha preparato per sé. E questo che ci offre. Perdersi o ritrovarsi, o tutte e due le cose, è una questione di scelta. Oppure basta non scegliere e farsi portare. Anche così non è male, forse è anche più divertente. Ma le chiavi della porta, è così da San Pietro a Prodi, qualcuno deve averle. Alla fine è l'artista il proprietario di casa, è meglio non scordarlo. Entriamo e usciamo dai suoi appartamenti ed è per questo che poi ritroviamo la strada del ritorno. Altrimenti sarebbe impossibile,anche per lui. La sua trance ha il biglietto di ritorno, altrimenti la perdita di sé sarebbe totale e irreversibile.
Abbiamo parlato di limiti e di confini, le nostre En-Trance non sono pubblicate sulle pagine gialle, ma son visibili e vivibili. Con la provvisorietà di un' esperienza da cui riaversi, il nostro abbandono della mente non è una vacanza, ma un viaggio di studio. È così come tutte le esperienze che portano a uscire da sé stessi per entrare nelle case immaginarie da cui è composto il Mondo-Anima, quello che ci tocca di abitare coscienziosamente e senza altre alternative. Siamo attratti dalla vita sempre sospesa tra il Nulla e il Tutto, per questo la trance è una simulazione di uscita, di spostamento in una dimensione che esclude la quotidianità e da questa è esclusa. L'arte vive questo confine arido e selvaggio in cui tante porte attendono i viaggiatori. Ma a guardarle bene sono altrettante opere d'arte.
Valerio Dehò
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