Bianco-Valente, Massimo Kaufmann, Nero Project, Pastorello
Digital trance è il titolo scelto da Time in Jazz per celebrare l'edizione che quest'anno compie il suo diciottesimo anno d'età. Per festeggiare l'evento Time in Jazz e il PAV (Progetto Arti Visive), in un connubio ormai consolidato negli anni, mettono sul palco linguaggi diversi uniti però da uno spirito comune: la trance. Trance come passaggio da uno stato di coscienza a un altro e che provoca una percezione alterata del proprio corpo, proprio come succede a ognuno di noi quando sta per addormentarsi, non più consapevole di cosa gli accade intorno. Ed è proprio un invito a passare oltre, a "transire", quello che sembrano suggerire le scenografie di quest'anno.
Prima a salire sul palco, accompagnata dalla musica della Magnetic North Orchestra, è la scenografia di Bianco-Valente. I due artisti fissano sulla tela immagini di cellule cerebrali - riprese al microscipio - alterate dall'introduzione di alcune sostanze chimiche che distorcono la percezione della realtà esterna e del nostro modo di interagire con essa.
Abbinata alla musica catartica degli Gnawa, la scenografia di Kaufmann sembra invitare lo spettatore a ricercare, nascosti tra migliaia di cerchi colorati, visi, oggetti, paesaggi, proprio come capita davanti alle immagini stroboscopiche prodotte da un computer. Ma anche in questo caso il bombardamento sensoriale di colori sgargianti ha una funzione ipnotica che induce a modificare la consapevolezza di sé e dell'ambiente.
Affidata ai Nero Project, gruppo che fa capo al PAV, la scenografia dei dervisci che, nella terza serata, ruoteranno sul palco danzando al ritmo dei Mercan Dede Secret Tribe. In un gioco di luci e di vento i dervisci propongono, nel loro incessante volteggiare, un distacco dalla materialità terrena, una leggerezza che si tramuta in volo.
Uno spazio alterato come quello del sogno ce lo suggerisce la scenografia di Pastorello. Alberi spogli, una figura femminile, una casa: elementi umani e naturali che si affiancano ma non si toccano. Immobili nella fissità del proprio spazio in un luogo che non c'è, creano, in chi li osserva una sospensione del senso.
Chiude la rassegna la scenografia dei Nero Project che, affascinati dal volo, mandano in orbita quintali di vecchi giornali. Tutto, politica, economia, cultura, appallottolato a formare pianeti, in un gesto irriverente ma catartico.
Angela Manca di Mores
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