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01. Il calendario
02. Il programma
03. Paolo Fresu: Time in Jazz 2010 "Aria"
04. Il Patrocinio dell'UNESCO
05. I Talk to The Wind - Rassegna di Cinema
06. Green Jazz
07. I laboratori di Time in Jazz
08. Progetti speciali
09. Le istituzioni che sostengono Time in Jazz
10. I partner di Time in Jazz
11. Biglietti e abbonamenti
12. Time in Sassari
13. Tabloid
 
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03. Paolo Fresu: Time in Jazz 2010 "Aria"  


 

Paolo Fresu - Time in Jazz 2010 "Aria"


 

Un musicista è un tizio che va in giro a scolpire l’aria utilizzando le molecole, spesso senza che i suoi colleghi nemmeno lo sappiano”
(Frank Zappa)

In realtà non tira una buona aria. Si respira male e si muore, nelle grandi metropoli del mondo. Sopraffatti dai disastri provocati dalla mano dell’uomo nel segno del progresso.Non c’è aria. Aria per vivere ma anche per pensare in positivo disegnando un nuovo percorso per l’uomo contemporaneo.
Per fortuna che c’è l’arte a tracciare strade alternative ed immaginarie. L’arte del creare vie non ancora battute capaci di individuare risoluzioni creative al problema della qualità degli spazi creandone di diversi e di altri.Ma immaginare significa anche prospettare soluzioni. O meglio cercarne di nuove tessendo rapporti, interrogando le professionalità più alte o dialogando con la società più vasta. E’ quello che da sempre cerca di fare Time in jazz.
Dal 1988, anno della sua nascita, il festival non si accontenta di consumare musica fine a se stessa ma eleva questo linguaggio a strumento comunicativo prepotentemente vitale, in grado di suggerire e stimolare importanti cambiamenti.
Con il passare degli anni ci si è resi conto di quanto la musica ed il jazz possano smuovere gli animi e le coscienze rendendoci migliori e più ricettivi.
Time in jazz non è diventato solo un momento per consumare buona musica ma soprattutto per respirarla con gli altri. Esattamente come si respira l’aria comune che è di ricchi e di poveri, di bianchi e di neri, di mistici, di atei e di santi.
E se il nostro percorso di sostenibilità ambientale è iniziato di fatto lo scorso
anno ragionando intorno al tema dell’acqua questo prosegue oggi con un altro elemento che è comune a tutti gli abitanti della Terra e che (speriamo) mai si potrà privatizzare.
Comune nel senso che sovrasta il nostro pianeta e lo circonda facendocelo vedere da lontano come una crosta sferica indistinta e geopoliticamente illeggibile. Ecco perché la musica e l’arte possono contribuire alla qualità del nostro luogo. Si tratta di linguaggi che navigano fuori dalle vie maestre fotografando le microrealtà con l’intento di riformulare una mappa del mondo vista con occhi diversi. Mappa che, composta dalle infinitesime variazioni delle genti, è più vicina a quella macro-indefinibile della crosta sferica terrestre.
Per questo l’arte è sfuggevole. E per questo (forse) è quella realmente capace di vedere il mondo con lucidità e distanza non solo resistendo ai tempi e alle mode ma testimoniando la storia dell’uomo.

Ed allora aria è sinonimo di soffio vitale, di cantabilità barocca, di spazi architettonici, di bande e di ottoni. Di luoghi impervi e di alture, di aerei in movimento e di nuvole. Di maestrale e di energia anche umana.
Ma aria è per noi soprattutto sinonimo di pensiero e respiro collettivo. E’
quella condivisione che oggi permette a Time in jazz, in questo 2010, di parlare
di musica anche senza i suoi suoni. Questi non hanno bisogno di un racconto ma solo di essere percepiti ed assaporati attraverso i sensi.
Vittorio Angius descriveva così il piccolo centro di Berchidda nel 1834
L’aria è poco salubre, perché impedito il suo flusso per una metà della cerchia, perché restan vicine due ampie paludi, avvegnachè poco profonde (…). I nativi non sono esenti da frequenti sconcerti di sanità, e gli stranieri che vi si avvassallano sono per li primi anni soggetti alle malattie solite della arie poco salubri. (…) L’ordinario corso della vita è a 60 anni”.*
Fortuna che i tempi sono cambiati…
Non tira una buona aria, è vero, ma c’è sempre più il bisogno di respirare a pieni polmoni per apprezzare ciò che ci rimane da spendere per il domani. Perché quando il maestrale spazza i suoni dalla Piazza il vento li porta a spasso per il mondo e l’aria tutta si riempie di canto.

Paolo Fresu

 

* Goffredo Casalis
Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli
Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna / Torino 1934 / G. Maspero Librajo
Sassari 2000 / Archivio fotografico sardo
Goffredo Casalis - Vittorio Angius, La Sardegna paese per paese. Cagliari 2004-2005 / L’Unione Sarda