"Un'Isola in Festival"
presenta
Danilo Rea
piano solo
"Omaggio a Fabrizio De Andrè"
È ancora di scena il grande jazz made in Italy. Nel cuore della rassegna “Un’Isola in Festival” trova spazio una proposta particolare, nata a Berchidda nel 2005.
Un progetto originale, curato a lungo e prodotto da Time in Jazz, che ora lo ripropone attraverso una formula collaudata da una lenta e progressiva maturazione.
Le premesse parlano chiaro. Danilo Rea, audace improvvisatore dalla spiccata sensibilità melodica, incontra Fabrizio De André, in un repertorio denso di rimandi e di sonorità profondamente evocative.
L’Omaggio a Fabrizio De André muove i primi passi più di tre anni fa da L’Agnata, la tenuta, in territorio di Tempio Pausania, dove il cantautore genovese ha vissuto il suo periodo sardo.
Le trame del racconto musicale si sono rinforzate, il progetto ha percorso chilometri, in Italia ed in Europa, equilibrando i pezzi che compongono il concerto, affinando ogni passaggio, fino al ritorno in Sardegna, dove l’idea era nata, come in una ciclicità compiuta.
L’11 dicembre alle 21.00, sul palco del Teatro del Carmine di Tempio Pausania e il 12 dicembre alle 20.30, nell’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, Danilo Rea eseguirà un repertorio che spazia dai grandi classici come la Canzone di Marinella e Bocca di Rosa, a composizioni che si prestano perfettamente alla vivacità improvvisativa del pianista romano, come La canzone dell’amore perduto e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers.
Un progetto, dunque, presente a pieno titolo del calendario di "Un’Isola in festival": un prodotto originale nato nell’ambito del Festival internazionale Time in Jazz di Berchidda, con alle spalle un progetto culturale di ampio raggio, in grado di esportare la creatività progettuale degli operatori sardi in altri contesti artistici e creativi.
Un appuntamento imperdibile per gli amanti del jazz e per gli appassionati di uno degli interpreti certo più apprezzati nel panorama italiano degli ultimi decenni.
Danilo Rea, nato a Vicenza nell’agosto del 1957, si è presto stabilito a Roma, dove condivide i primi anni di attività con il contrabbassista Enzo Pietropaoli e il batterista Roberto Gatto, vale a dire lo storico “Trio di Roma”. “Certamente – ricorda Rea – la nascita del Trio di Roma sancisce il mio ingresso nel mondo del jazz. Nei primi anni d’attività abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con grandi musicisti della scena internazionale, Art Farmer a Steve Grossman, da Chet Baker a David Liebman, a Randy e Michael Brecker”.
Contemporaneamente alla pratica jazzistica, Rea mostra interesse per la musica rock progressive di Emerson Lake & Palmer e degli Yes e ottiene il diploma in pianoforte classico presso il conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Rea parteciperà con vigore e grande capacità a tutta la felice epopea musicale della capitale tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo, città nella quale gravitano musicisti italiani e stranieri di passaggio. “La partecipazione ai progetti di Maurizio Giammarco per Lingomania – aggiunge Rea – o al fianco di grandi maestri quali il batterista Peter Erskine, che militava nei Weather Report, e il contrabbassista Marc Johnson , rappresentano tappe importanti per me”. .
Alla carriera di pianista jazz affianca considerevoli interventi con protagonisti di primo piano della musica leggera italiana, con Cocciante, Baglioni, Mannoia e Mina. Considera l’incontro con Mina “un momento davvero particolare, molto formativo”. Fonda il Doctor 3 con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, concentrando la propria estetica in una rivisitazione del repertorio jazz, rock e pop: una sintesi che colpisce pubblico e critica. Negli ultimi anni di attività raggiunge alte quote di maturità e perfezione, tanto che diventano sempre più frequenti i lunghi recital solitari al pianoforte.
Riferimenti:
lnx.timeinjazz.it
www.unisolainfestival.it
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