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1. Il calendario
2. Il programma
3. Paolo Fresu: Del Segno, del Suono e della Parola.
4. La brochure
 
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2. Il programma  

Time in Jazz doppia la boa del terzo lustro di attività, e per la sua edizione numero sedici, in programma dall’11 al 15 agosto, vara un cartellone come sempre ricco di appuntamenti e motivi di interesse. La formula è quella che ha portato il festival di Berchidda (Ss) a diventare uno degli eventi più noti ed apprezzati nel panorama internazionale, capace di richiamare ogni estate migliaia di spettatori nel paese sardo al confine fra Logudoro e Gallura: tanta musica per cinque giorni, dal mattino a notte fonda, in luoghi e spazi differenti, dalle chiesette campestri nei dintorni di Berchidda e di altri centri più o meno vicini (Ozieri, Monti e Nughedu San Nicolò), alle strade del paese, e persino tra i boschi, nel demanio forestale alle pendici del Monte Limbara. E, naturalmente, in Piazza del Popolo, sede tradizionale dei concerti serali (tutti con inizio alle 21,30).

Musica ma non solo, come suggerisce il titolo che connota questa edizione del festival: "Del Segno, del Suono e della Parola". Proseguendo il sentiero battuto nell’edizione dell’anno scorso, incentrata sul rapporto fra musica e arti visive, l’interferenza e l’incrocio dei codici chiamano stavolta in gioco la parola in tanta parte degli appuntamenti in cartellone. A partire da quello che l’11 agosto aprirà la serie dei concerti serali sul palco di piazza del Popolo: protagonista Rita Marcotulli. La pianista romana - cui è affidata anche un’anteprima del festival, (il 10 agosto, alle 18, nella chiesa di N.S. di Monserrato, a Ozieri) lavora da tempo sulla connessione della musica con immagini e parole. Famoso il suo lavoro dedicato al regista François Truffaut, "Woman Next Door", dal quale è tratto anche il titolo del progetto che presenta a Berchidda, "Anche le parole sono musica", dove le note sono collegate ad immagini ed effetti visivi che vengono proiettati su uno schermo direttamente attraverso la pressione della tastiera del suo strumento.

Parole e note legano come un filo rosso i due set al centro della seconda serata, martedì 12: "Misterioso", l’omaggio al grande Thelonious Monk – a vent’anni dalla scomparsa - che vede Umberto Petrin, uno dei più apprezzati pianisti jazz italiani, con lo scrittore Stefano Benni impegnato a ricordarlo attraverso testi di Allen Ginsberg, Dylan Thomas, Laurent De Wilde e suoi originali; e poi un progetto speciale (in coproduzione con il festival francese di Junas e quello belga di Ciney) dedicato al grande Léo Ferré, con l’E.S.P. Trio (Roberto Cipelli, Attilio Zanchi e Gianni Cazzola) e la partecipazione eccezionale di Paolo Fresu, di Gianmaria Testa, un cantautore intimamente (e idealmente) vicino al mondo del musicista-poeta scomparso dieci anni fa, e del popolarissimo attore comico Paolo Rossi.

Musica e poesia trovano spazio ancora con lo stesso Gianmaria Testa, stavolta in duo col violoncellista Mario Brunello, nella chiesetta di Santa Caterina, nella campagna berchiddese, la mattina di mercoledì 13; con la cantante Alice, il pomeriggio precedente (martedì 12), accompagnata dal pianoforte di Michele Fedrigotti nella magnifica cornice della Chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio, a Ozieri, in un’antologia di un suo recital di successo, "Art et Décoration", che propone brani di confine, chansons e songs di autori come Satie, Ravel e Fauré; e con un altro raffinatissimo duo voce-pianoforte, stavolta tutto all’insegna del jazz, in arrivo dal Belgio: David Linx e Diederik Wissels, sul palco di Piazza del Popolo in apertura della serata di mercoledì 13.

Poesia e musica che nascono dai sogni è invece la ricetta di "Due sogni di versi", una produzione originale (in programma la sera di giovedì 14) lanciata dalla Biblioteca Satta di Nuoro, in cui la poetessa Alessandra Berardi e il musicista Battista Giordano trasformano in versi e note i sogni raccolti tra i nuoresi.

La musica etnica e i suoi incroci con altre tradizioni e linguaggi musicali, sono da sempre uno dei filoni principali di Time in Jazz. Ecco allora i Värttinä (la sera di mercoledì 13), il gruppo di musica folk contemporanea più celebre e originale di Finlandia per aver inventato uno stile originale che mescola l’antica poesia runo finlandese e le tipiche armonie vocali finno-ugriche con sonorità moderne, strumenti tradizionali e moderni, trovando il suo punto di forza in ritmi complessi e inusuali, e, soprattutto nelle armonie e negli impasti vocali delle sue tre cantanti. Ed ecco i romeni Taraf de Haïdouks (ogni giorno in giro per le strade del paese, prima dei concerti serali, e poi protagonisti della festa che chiude come sempre il festival, la sera di Ferragosto) con la loro coinvolgente miscela di influenze bulgare, turche e slave; fisarmoniche, violini, cymbalon e voci per cantare antiche ballate che raccontano miti e leggende, storie d’amore e d’avventura, e le piccole e grandi tragedie della vita di tutti i giorni.

Ma nel filone etnico di Time in Jazz, quest’anno sono le voci e i suoni della tradizione sarda a fare la parte del leone: con "Boghes and Voices", il progetto (recentemente pubblicato su disco) del sassofonista algherese Enzo Favata con il fisarmonicista Simone Zanchini e il coro Su Cuncordu di Castelsardo (nella Chiesa di San Paolo, a Monti, l’11 pomeriggio, alle 18); con "Colla Voche", versione live dell’omonimo disco che vede insieme un altro coro tradizionale sardo, il Cuncordu e Tenore di Orosei, il violoncellista olandese Ernst Reijseger, uno dei più originali protagonisti della musica di improvvisazione europea, e il percussionista scozzese Alan "Gunga" Purves (la mattina di giovedì 14, tra gli alberi del demanio forestale sui pendii del Monte Limbara); e con "Ethno Grafie" (sempre il 14, ma in serata, in Piazza del Popolo), il progetto ideato da Paolo Fresu per festeggiare il trentennale dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, primo produttore di questo lavoro che ha debuttato lo scorso dicembre a Nuoro, e che affianca musicisti, strutture e repertori della tradizione sarda e di altri linguaggi musicali, come il jazz, naturalmente: ancora un coro, Su Cuncordu ‘e Su Rosariu di Santulussurgiu, le voci di Elena Ledda, David Linx e del tunisino Dhafer Youssef, la tromba e il flicorno di Paolo Fresu e il pianoforte di Diederik Wissels, la chitarra elettrica del norvegese Eivind Aarset e il contrabbasso di Paolino Dalla Porta, la batteria di Joël Allouche e gli archi dell’Orchestra Arconauti di Cagliari.

Jazz e altro si incrociano negli appuntamenti che completano la parte musicale del festival: come l’omaggio a Jimi Hendrix che il chitarrista francese (di orgine vietnamita) Nguyên Lê ha recentemente consegnato ai solchi di un disco ("Purple") e che proporrà dal vivo a Berchidda, sul palco di piazza del Popolo nella serata dell’11, con una formazione che ospita il pianista Bojan Zulfikarpasic. Lo ritroveremo, questo trentatreenne musicista serbo di origine bosniaca, la mattina dopo (martedì 12) nella chiesetta di San Michele, nella dimensione più intima del piano solo. E si rivedranno anche Nguyên Lê ed Eivind Aarset, il pomeriggio di mercoledì 13 nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, a Nughedu San Nicolò, per un inedito tandem di chitarre, così come il violoncellista Mario Brunello, reduce dal duo con Gianmaria Testa, per un concerto in solitudine al Demanio Forestale, il pomeriggio di giovedì 14, e il pianista Umberto Petrin, l’11 mattina, nella Chiesa di San Marco (ore 11), impegnato con le note tratte dal suo recentissimo disco "Particles".

Tanti gli appuntamenti abituali del festival: come la gara poetica curata da Paolo Pillonca, che quest’anno mette a confronto i poeti improvvisatori Mario Masala, Bruno Agus e Salvatore Scanu, accompagnati dal coro a tenore Santa Sarbana di Silanus (il tardo pomeriggio di ferragosto, nel cortile della Casa di Riposo di Berchidda); o come il concerto-aperitivo ideato per accompagnare (sempre venerdì 15, ma intorno a mezzogiorno, al Museo del Vino) la presentazione della "bottiglia d’autore" che ha per etichetta l’immagine di Time in Jazz 2003: protagonista, il Woodstore Quintet, formazione sarda che l’estate scorsa ha debuttato su disco con il cd "Distanza". E poi, immancabile, il jazz-club, tutte le notti, dopo i concerti serali, che quest’anno si sdoppia: così, se al Museo del Vino tiene banco l’Ottettodino, formazione nata dalla scorsa edizione del Seminario Jazz di Nuoro, alla Terrazza Belvedere si alterneranno gruppi sardi come i Madrugada (lunedì 11 e martedì 12), Nasodoble (mercoledì 13), Chichimeca (giovedì 14) e I figli di Jubal (la notte di ferragosto).

Contenitore aperto ad ogni linguaggio, Time in Jazz ospita quest’anno due gruppi che trovano nella strada il loro palcoscenico ideale: così, nel tardo pomeriggio, prima dei concerti serali in piazza del Popolo, la compagnia di circo contemporaneo Rital Brocante si esibirà in performance che mescolano danza, giocoleria, corda aerea e acrobazia; mentre L’albero dei nasi rossi porterà in giro il suo "Octopus", uno spettacolo "multimediaimmediato" in cui giradischi, telecamere, apparecchi fotografici, radio e ricetrasmittenti si incontrano con i classici attori di strada per fondersi in uno strano ibrido.

Sul filo conduttore della parola, indagata nei suoi molteplici e multiformi esiti, si sviluppa anche il ricco cartellone del PAV, la sezione del festival dedicata alle arti visive e curata da Giannella Demuro e Antonello Fresu, che promette per questa edizione del festival una delle più grandi rassegne proposte in Sardegna negli ultimi anni. A Berchidda si potranno infatti ammirare le opere di un’ottantina di artisti, molti dei quali mai esposti prima nell’isola, con alcuni tra i nomi più importanti della storia dell’arte nazionale e internazionale dal secondo Novecento ad oggi, come Joseph Beuys, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella, Joseph Kosuth, Claes Oldenburg, Man Ray, Gilberto Zorio, Joe Tilson e Ben Vautier.

Saranno una decina gli eventi espositivi che si inaugurano lunedì 11 alle 18,30 (e che resteranno aperti nei giorni seguenti dalle 11 alle 13 e, nel pomeriggio, dalle 18 alle 24), allestiti in spazi "recuperati", edifici "prestati" all’arte, o luoghi ormai deputati, come il Museo del Vino. Quattro le sezioni in cui si articola la mostra "A… parole": il Museo PAV che si inaugura a Berchidda proprio in quest’occasione (e che accoglierà in seguito la collezione di opere raccolte in questi anni da Time in Jazz), ospita quella dedicata ai grandi maestri, italiani e internazionali, dagli anni Sessanta ad oggi, che hanno legato alla parola il cuore delle loro poetiche; mentre al Museo del Vino si potranno apprezzare le esperienze analoghe maturate in Sardegna negli stessi anni da artisti come Gaetano Brundu, Tonino Casula, Maria Lai, Aldo Contini, Pinuccio Sciola e Ermanno Leinardi.

All’uso della parola e della scrittura nei linguaggi visivi della contemporaneità - pittura e scultura, ma anche video, installazioni e fotografia - sono invece legate le altre due sezioni della mostra. Con un occhio di riguardo per le generazioni più giovani, raccolte in Casa Pianezzi sotto l’insegna di "Babelfish".

La fotografia trova spazio con "Sessions", una mostra della cagliaritana Daniela Zedda che ha fissato nel suo obiettivo vent’anni di jazz in Sardegna, e con quella del belga Marcel Van Hulst, mentre alla parola nelle opere dei più importanti scrittori sardi, è ispirata l’installazione "Abitare il libro", con fotografie di Anna Marceddu e video di Codex Multimedia, che racconta gli autori e le opere della letteratura isolana.

Come l’anno scorso, alcuni degli artisti presenti alle mostre, Nanni Balestrini, Codex Multimedia, Nicola Di Caprio, Robert Gligorov e Mimmo Rotella, realizzeranno ad hoc le scenografie per le cinque serate di concerti in programma sul palco di piazza del Popolo. E’ invece un’abitudine invalsa da tempo che le immagini per il manifesto, la locandine e il libretto di sala di ogni edizione del festival siano legate all’opera di un artista visivo: "testimonial" di quest’anno è Maria Lai, protagonista storica della ricerca artistica isolana.

La sedicesima edizione del festival Time in Jazz si avvale del contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo), della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato allo Spettacolo e Attività Culturali e Assessorato del Turismo), della Provincia di Sassari (Assessorato alla Cultura, Sport e Servizi Sociali), del Comune di Berchidda, della VI Comunità Montana "Monte Acuto" e dei Comuni di Ozieri, Nughedu San Nicolò e Monti.

Nutrito e prestigioso l’elenco degli sponsor: Fondazione Banco di Sardegna, Banco di Sardegna SPA, Banca di Sassari, Cantina Sociale Giogantinu e RAU. Per la prima volta, inoltre, Vodafone Omnitel, primo gestore mondiale delle comunicazioni mobili, ha deciso di sostenere l’evento: un ulteriore riconoscimento della qualità delle proposte di Time in Jazz.

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito, ad eccezione dei concerti serali in Piazza del Popolo: i biglietti in platea costano 15 euro, in tribuna 12. Il prezzo dell’abbonamento in platea per le quattro serate (quella del 15 è gratuita) è infine di 55 euro. Botteghino aperto presso la sede di Time in Jazz, in via Nulvara 2, dalle 9 alle 13, e dalle 15 in poi. Da lunedì pomeriggio, alle 17, botteghino aperto in piazza del Popolo. Per informazioni e per prenotare gli abbonamenti è possibile telefonare al numero 079 70 30 07.