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11-08-2008, Concerto a tappe per voce danzante e corpo sonoro  

Concerto a tappe per voce danzante e corpo sonoro
Paola Turci e Giorgio Rossi portano il loro “Cielo” nella stazione e all'aeroporto di Olbia

Aperta da Ernst Reijseger all'alba, la mattina dell'11 prosegue con un altro evento ormai consueto a Time in Jazz: quello che va in scena fra treni e stazioni, grazie alla collaborazione di Trenitalia e RFI (Rete Ferroviaria italiana), quest’anno ha per protagonisti la cantautrice Paola Turci e il “danz’autore” Giorgio Rossi. Due anni fa hanno inaugurato il loro sodalizio artistico firmando Cielo, un “concerto danzato” costruito intorno a un gioco di rimandi e richiami tra la voce profonda e levigata dell’una e la danza aerea dell’altro. A Time in Jazz, la loro performance si inserisce in un evento articolato in tre parti e altrettante tappe. Titolo: Line(e)arie. Si comincia alle 9:45 nella stazione ferroviaria di Berchidda, con la Banda musicale “Bernardo De Muro” che accoglie gli spettatori-viaggiatori in partenza col treno per Olbia alle 10:17. All’arrivo nella stazione del capoluogo gallurese (alle 10:51), comincia l'esibizione di Paola Turci e Giorgio Rossi che, dopo un trasferimento in bus e grazie alla collaborazione della Geasar, proseguirà poi, alle 12:30, nell’aeroporto Olbia Costa Smeralda: uno spazio simbolicamente in tema col loro Cielo.
Una ragazza con la chitarra, una bella voce e una presenza solare: Paola Turci debutta così, nel 1986, al Festival di Sanremo e vince il Premio della Critica con L’uomo di ieri. Da allora ad oggi tornerà sul palco della città dei fiori altre otto volte (anzi, nove, se contiamo l'apparizione accanto a Max Gazzè nell'ultima edizione), raccogliendo ancora allori dalla critica e un primo posto nel 1989 nella sezione “Nuove Proposte”. Sono gli anni dei primi dischi: Ragazza sola, ragazza blu (1988), Paola Turci (1989), Ritorno al presente (1990), e di canzoni come L'uomo di ieri, Sarò bellissima, Bambini, Frontiera. Il 1993 è l'anno del quinto album, il celebratissimo Ragazze, ma anche di un brutto incidente d'auto. E' dura, ma sa uscirne. Una sgommata e via, il disco del ritorno, ha un piglio rock: firma la title track Vasco Rossi.
E' l'inizio di un nuovo percorso più decisamente pop-rock ben fotografato da Oltre le nuvole (1997), album di cover, ma è meglio dire rifacimenti, di pezzi cari alla Turci: brani di musicisti e gruppi come Simple Minds, Pretenders, John Waite, Howard Jones. Time for letting go di Jude Cole, nella versione della cantautrice romana diventa Sai che è un attimo: un successo, come tutto l'album che raccoglie il disco di platino e spiana la strada al seguente Mi basta il paradiso (2000). Canzoni nate da una ritrovata voglia di riflettere e di comunicare: Questa parte di mondo (2002) è fatto così, con pochi musicisti e un paio di presenze di prestigio. L’uscita dell'album porta un’intensa attività concertistica: un anno sui palchi durante il quale Paola Turci registra dal vivo Stato di calma apparente (2004), dodici brani del suo repertorio, più due inediti e una cover per un disco che “unisce diverse prospettive di una stessa anima”. Interamente scritto da lei, l'ultimo disco, Tra i fuochi in mezzo al cielo (2005), è un lavoro intimo, istintivo, un viaggio in zone emotive sinora  inesplorate. La cantautrice affronta qui i difficili temi del dolore, dell’abbandono, della morte; come in Rwanda, dove si accosta alla tragedia del paese africano (e per questo viene premiata da Amnesty International).
Gli ultimi anni l'hanno vista impegnata nei tour legati all’album, ma anche in esperienze nuove e diverse, come la direzione artistica del festival “Venere elettrica”, dedicato al rock al femminile. Ma soprattutto è iniziata la collaborazione con Giorgio Rossi, uno dei più creativi coreografi e danzatori italiani, col quale ha firmato il coraggioso progetto di Cielo.
Una precoce vocazione per la scena, porta Rossi a formarsi a Milano, poi al Conservatoire National des Arts du Cirque et du Mime a Parigi, per muovere presto i primi passi importanti della carriera con Joseph Russillo e con Carolyn Carlson che, nel 1980, lo vuole con sé nella compagnia Teatro Danza la Fenice di Venezia. Nei primi anni Ottanta lavora come solista con Dominique Petit e Jean Rochereau, fonda a Milano il Teatro Alogeno e nel 1984 è cofondatore della compagnia Sosta Palmizi con la quale crea gli spettacoli Il cortile (1985), Tufo (1986) e Perduti una notte (1989). Arrivano prestigiosi impegni anche in ambito internazionale: coreografo per il film di Terry Gilliam Le avventure del barone di Munchausen (1987), cura le coreografie per lo spettacolo Alice di Lindsay Kemp (1988), collabora con la College Dance Company di Oslo (1989) e il Grif Theatre di Amsterdam (1990).
Sciolto nel 1990 il nucleo fondatore di Sosta Palmizi, prosegue il sodalizio artistico con la coreografa Raffaella Giordano per realizzare spettacoli come I forestieri (1992), Balocco e Danze rosa blu (1994). Una riunione del nocciolo storico di Sosta Palmizi porta frammenti da Il cortile al festival dei Due mondi di Spoleto (1995) e alla partecipazione in alcune scene del film Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci. Due coreografie lo vedono collaborare con il musicista norvegese Jon Balke (ospite a Berchidda tre anni fa): Come nuvole (1996) e il concerto Expo 97.
Nel 1998 partecipa con Piume alla Biennale della Danza di Lione, e riceve il premio della critica come miglior danzatore e coreografo. Nuove sperimentazioni e nuove produzioni segnano gli anni più recenti: Caso (2001), un progetto di improvvisazione tra musica, danza e poesia in cui si esibisce di volta in volta con artisti diversi: musicisti come Paolo Fresu, Danilo Rea, Gianluigi Trovesi, il poeta Vasco  Mirandola e Stefano Benni; Gli scordati, per sei danzatori su musiche originali di Giovanni Venosta; Lolita (2003), con lo scrittore Stefano Benni e il jazzista Paolo Damiani; Alma (2004), un assolo ispirato ai testi di Pavese, Neruda e Alda Merini; La Favola Esplosa (2005), libera interpretazione delle Fiabe Italiane di Italo Calvino; A. Paz. (2006) una creazione tra danza, parole e immagini suscitata dall'opera (e la vita) del compianto Andrea Pazienza; e appunto quel Cielo che ora lo porta a Time in Jazz al fianco di Paola Turci per rinnovare l'affascinante simbiosi tra una voce danzante e un corpo sonoro in una cornice inconsueta, fra treni e binari, fra viaggiatori di passaggio e spettatori consapevoli.