Home page

 
  Time in Jazz 2016  
  Time in Jazz 2015  
  Time in Jazz 2014  
  Time in Jazz 2013  
  Time in Jazz 2012  
  Time in Jazz 2011  
  Time in Jazz 2010  
  Time in Jazz 2009  
  Time in Jazz 2008  
  Time in Jazz 2007  
 
1. Il calendario
2. Il programma
3. Paolo Fresu: Venti parole per dir e... venti
4. Paolo Fresu: Vinti paraulas pro narrer e... venti
5. Una carta prepagata per una ricorrenza speciale
6. Progetti speciali
7. Biglietti e abbonamenti
8. I partner di Time in Jazz 2007
9. Gli amici di Time in Jazz 2007
9. Tabloid
 
  Time in Jazz 2006  
  Time in Jazz 2005  
  Time in Jazz 2004  
  Time in Jazz 2003  
  Time in Jazz 2002  
  Time in Jazz 2001  
  Time in Jazz 2000  
  Time in Jazz 1999  
  Time in Jazz 1998  
  Time in Jazz 1997  
  Time in Jazz 1996  
  Time in Jazz 1995  
  Time in Jazz 1994  
  Time in Jazz 1993  
  Time in Jazz 1992  
  Time in Jazz 1991  
  Time in Jazz 1990  
  Time in Jazz 1989  
  Time in Jazz 1988  
 
 
 
 
   
14-08-2007, Le Fresiadi  

Berchidda, Piazza del Popolo – Ore 21.30
Paolo Fresu Anniversary project
“Le Fresiadi”
con
Trio con David Linx & Diederik Wissels
Trio “Homescape”
con Nguyên Lê e Dhafer Youssef
Trio PAF
Devil Quartet
Angel Quartet
con Roberto Gatto
Italian Quintet
Produzione originale

Eccolo qua il maratoneta Fresu. Eccolo pronto a correre le “Fresiadi”, il progetto che più di tutti celebra, in occasione del ventennale del festival, il legame inscindibile fra Time in Jazz e il suo massimo artefice. Perché l’evento sia all’altezza della ricorrenza, il trombettista sardo si farà in quattro. Anzi, in otto, tanti quanti sono i contesti e le formazioni in cui si calerà di volta in volta e che si passeranno il testimone avvicendandosi sul palco di Piazza del Popolo nella lunga “staffetta” di martedì 14 (con partenza alle 21:30). Sono tutti progetti targati Fresu, naturalmente, o dove lui ci ha messo più di uno zampino: quasi una “carte blanche”, un compendio – peraltro parziale - delle molteplici esperienze, passate e presenti, del Nostro. Senz’altro un’occasione rara per apprezzare dal vivo, e tutte in una sera, alcune delle diverse facce del poliedrico trombettista berchiddese.
Con lui, tanti amici e compagni di mille avventure musicali, volti e nomi che si intersecano, si intrecciano e ritornano in momenti diversi della serata, come i fili di uno stesso arazzo. Troveremo il Nostro alle prese con tre diversi trii: con Dhafer Youssef e Nguyên Lê, con il cantante David Linx e il pianista Diederik Wissels, e con Antonello Salis e Furio Di Castri sotto le insegne del P.A.F. Lo ascolteremo con due quartetti: l’Angel che si ricompone una tantum per questa serata berchiddese, e il più recente Devil Quartet. Naturalmente non mancherà all’appuntamento il quintetto, la formazione più longeva, blasonata e prolifica fra quelle intestate al trombettista. Ci sarà anche il progetto “Kind of Porgy and Bess”, rilettura molto personale del Miles Davis che rileggeva Gershwin, e per ultimo un festoso embrassons-nous finale con tutti i musicisti di questa serata speciale sul palco.
La scaletta prevede in apertura il quintetto “storico”, quello con il sassofonista Tino Tracanna, il pianista Roberto Cipelli, Attilio Zanchi al contrabbasso ed Ettore Fioravanti alla batteria: i protagonisti di una storia musicale che, ventitré anni dopo il suo debutto, sa regalare sempre nuove pagine dense di emozioni. Una storia cominciata nel 1984 per volontà di Fresu e Cipelli, proseguita in un crescendo di impegni concertistici e in studio di registrazione (ad oggi sono diciannove i dischi intestati al quintetto), e costellata di riconoscimenti. Oltre quattro lustri di onorata carriera, dunque, che la prestigiosa etichetta Blue Note ha voluto celebrare con una serie di incisioni speciali cominciata nel 2004, in occasione appunto del ventennale della nascita del quintetto, per testimoniare la longevità, ma soprattutto la freschezza di questa formazione di punta nel panorama del jazz italiano.
Riflettori puntati, nel secondo set, sul trio che vede Paolo Fresu in compagnia del cantante belga David Linx e del pianista Diederik Wissels (olandese di nascita, ma vive da tempo a Bruxelles). E’ il nucleo centrale di un progetto, Heartland, che mosse i primi passi proprio a Berchidda, nel 1999, prima di essere consegnato, due anni dopo, alle tracce dell’omonimo disco. Un lavoro di grande lirismo e poesia in virtù del rapporto perfetto fra la tromba e il flicorno del musicista sardo e la voce di Linx, e della bellezza degli arrangiamenti curati da Wissels (e affidati a un organico che allora schierava un quartetto d’archi e una sezione ritmica d’eccezione, con Palle Danielsson al contrabbasso e Jon Christensen alla batteria).
Spazio quindi al Devil Quartet, progetto che debutta alla fine del 2003 e che fin dal nome rimanda e allude al suo ascendente diretto, l’Angel Quartet (di cui parliamo più avanti). Gli strumenti sono gli stessi di quell’illustre precedente: accanto alla tromba e al flicorno del leader ci sono il chitarrista Bebo Ferra - un altro musicista sardo (cagliaritano) che si è affermato oltre i confini isolani -, Paolino Dalla Porta, uno dei contrabbassisti più apprezzati nel panorama del jazz italiano, e il batterista Stefano Bagnoli, un raffinato specialista nell’uso delle spazzole su piatti e tamburi. Diversi rispetto al quartetto dell’“angelo” sono invece il suono, più acustico nel quartetto del “diavolo”, e il repertorio che spazia tra materiali originali e standard, ovviamente rivisitati e aggiornati, come testimonia il cd registrato dal vivo l’anno scorso a Roma, alla “Casa del Jazz”, in attesa del nuovo disco, in uscita prevista il prossimo ottobre.
Dopo avere suonato per anni insieme in varie formazioni, Paolo Fresu e il contrabbassista Furio Di Castri iniziano nel 1990 un percorso in duo seguendo l’idea di esplorare le relazioni tra musica acustica ed elettronica. L'incontro con il pianista e fisarmonicista Antonello Salis avviene nel 1995 e segna l’inizio di una nuova avventura musicale, il P.A.F. trio. In poco più di un anno la nuova creatura musicale tiene una lunga serie di concerti, non senza qualche scorribanda lungo le frontiere con la poesia, la danza e l'arte visiva: una vocazione alla “multidisciplinarietà” di cui il P.A.F. darà spesso prova anche in seguito. Nel 1998 la Splasc(h) Records pubblica un album registrato dal vivo a Capodistria, che testimonia l’altissima caratura del trio, sempre più apprezzato anche oltre i confini nazionali. Occorrerà attendere sei anni per il bis: è nel 2004, infatti, che la francese Label Bleu licenzia Morph, stavolta inciso in studio. Ma è soprattutto dal vivo che il P.A.F. trova i migliori momenti di interpaly e di intesa fra i suoi tre componenti, come saprà certamente dimostrare anche la sua apparizione nel quarto set delle “Fresiadi”.
Il quinto chiama invece in scena, accanto al trombettista, Dhafer Youssef, virtuoso dell’oud (il liuto arabo) e voce straordinaria per estensione ed intensità, e il chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê. Fu questi, che già aveva suonato con entrambi (e lo farà ancora in tante occasioni successive), a mettere in contatto, una dozzina d’anni fa, il musicista sardo e il tunisino. Nacque così un legame, non solo artistico, che negli anni seguenti si sarebbe cementato attraverso il coinvolgimento reciproco dei tre musicisti in diversi progetti. Il più recente è Homescape, l’ultimo album di Nguyên Lê (è uscito l’anno scorso in primavera), dove il chitarrista duetta ora con Fresu ora con Youssef: un disco in cui – come si legge nelle note di copertina - “il respiro sardo, la trance orientale e il mistero asiatico si incontrano e incrociano”, in un gioco di alchimie sonore che – c’è da immaginare – detterà anche la regola del set dei tre in questa serata berchiddese.
Il sesto atto delle “Fresiadi” celebra un momento davvero speciale: riporta infatti sul palco, e non accade da cinque anni sulle scene italiane, un gruppo che di fatto non esiste più, sebbene non abbia mai tenuto un ultimo concerto ufficiale: l’Angel Quartet, uno dei progetti più interessanti tra i tanti varati dai cantieri Fresu. Nasce nel 1994 come alter ego elettroacustico dell’allora già avviatissimo quintetto “storico” e coinvolge Nguyên Lê (col quale Fresu aveva già stretto all’epoca le prime collaborazioni) insieme a una sezione ritmica composta da due nomi del calibro di Furio Di Castri e di Roberto Gatto, uno dei batteristi più ricercati della scena europea. Spaziando da standard e ballate a riletture di grandi classici come Monteverdi e Strauss, a momenti decisamente rockeggianti (l’Angel che dà il titolo al primo disco del gruppo è l’indimenticabile pezzo di Jimi Hendrix), il quartetto spiazza qualche critico ma conquista in compenso i favori del pubblico, come dimostrano il successo di vendite dei due dischi (il già citato Angel, del 1997, e Metamorfosi, uscito nel 1999) e l’intensa attività concertistica del gruppo.
Gli stessi membri dell’Angel Quartet, più Antonello Salis e Dhafer Youssef, costituiscono i ranghi del sestetto che nel 2002 registra “Kind of Porgy and Bess”, disco che fin dal titolo (una sintesi fra “Kind of Blue” e “Porgy & Bess”) allude a Miles Davis e alla sua storica rilettura dell’opera di George Gershwin. Ma quella che Fresu e soci raccontano è “una Porgy & Bess cosmopolita”, come testimonia lo stesso trombettista, “una storia d'amore universale e multietnica e un’opera nuova in quanto vissuta e filtrata con i suoni ed i ritmi del nuovo tempo”. La ripresa del progetto, nel settimo e penultimo atto di questa serata-maratona, si affida a una staffetta fra il Devil e l’Angel Quartet, con i musicisti delle due formazioni a passarsi il testimone avvicendandosi nei ruoli, quasi a ribadire il legame di continuità dell’una nei confronti dell’altra.
Come già anticipato, il sipario calerà sulle “Fresiadi” con tutti i protagonisti della serata sul palco e, chissà, anche qualche ospite a sorpresa. Difficile immaginare cosa verrà fuori da quella che, almeno sulla carta, parrebbe una festosa jam session. Ma con un simile cast c’è da attendersi il classico finale col botto.