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13-08-2006, 1. Antonello Salis & Stefano Bollani  

Due protagonisti del pianoforte jazz rinnovano il loro felice incontro sotto i cieli di Time in Jazz: domenica 13 agosto, Stefano Bollani e Antonello Salis si spartiscono la scena per un concerto che saprà di certo esaltare la loro intesa. Appuntamento nella Chiesa di Santa Caterina, a pochi chilometri da Berchidda, alle 11 del mattino.

Il pianista milanese e quello sardo hanno suonato insieme per anni nell’Orchestra del Titanic e duettato spesso in pubblico sui tasti dei loro strumenti. Li dividono lo stile e gli anni: trentatré il primo, cinquantasei (portati splendidamente) il secondo; li accomunano le straordinarie doti tecniche e improvvisative, l’inventiva, un forte senso del lirismo, l’esuberanza (più giocosa nell’uno, più fisica nell’altro), l’eclettismo.

Stefano Bollani inaugura con questo appuntamento una piccola “carte blanche” berchiddese: lo vedremo infatti impegnato nella stessa serata del 13 con il suo quintetto sul palco in Piazza del Popolo, e il pomeriggio dopo (lunedì 14, ore 18) in solitudine col suo pianoforte nella bella cornice di Nostra Signora di Castro, vicino a Oschiri. Antonello Salis arriva invece al duo con Bollani reduce dal concerto col P.A.F. trio della sera precedente.

Classe 1950, il musicista sardo (di Villamar) ha mosso i primi passi della sua carriera sul fronte del beat e del rock suonando, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, in diversi gruppi della scena isolana dell’epoca prima di approdare, nel 1973, all'esperienza Cadmo col bassista Riccardo Lay e il batterista Mario Paliano: uno dei capitoli più interessanti della storia del jazz italiano del tempo.

Con il trasferimento del trio a Roma, nel 1975, il bagaglio di esperienze si arricchisce attraverso le collaborazioni con musicisti come Massimo Urbani, Maurizio Giammarco, Tommaso Vittorini, Roberto Gatto. Ma sarà soprattutto l’incontro con Lester Bowie a segnare un’impronta profonda nel percorso di Cadmo e del suo pianista-tastierista.

Nel 1977 Antonello Salis inaugura un duo (tuttora in attività) con un altro sardo, il sassofonista Sandro Satta; un anno dopo fa il suo debutto in piano solo, entra a far parte del Grande Elenco Musicisti diretto da Tommaso Vittorini e, nel 1979, nel quartetto di Marcello Melis, con cui suonerà per diversi anni. Si precisa così la sua identità artistica: un'identità che sa esprimersi compiutamente sia al pianoforte che alla fisarmonica (lo strumento sul quale aveva imparato da bambino i primi rudimenti musicali e che riscopre alla fine degli anni Settanta), trovando la sua dimensione ideale nel solo e in formazioni ristrette: in duo con Sandro Satta, in trio con Paolo Fresu e Furio Di Castri, o con Gérard Pansanel (sei dischi registrati), tanto per citare qualche esempio.

La sua straordinaria versatilità lo porta calarsi con naturalezza nei più diversi contesti: nel curriculum di Antonello Salis ecco dunque tante esperienze al fianco di nomi eccellenti della scena jazz italiana (Enrico Rava, Paolo Fresu, Massimo Urbani, Riccardo Fassi, Paolino Dalla Porta, Rita Marcotulli, Pino Minafra) e di quella internazionale (Evan Parker, Javier Girotto e gli Aires Tango, Anouar Brahem, Michel Portal, Lester Bowie e l'Art Ensemble Of Chicago, Don Cherry, Don Pullen, Billy Hart, Ed Blackwell, Billy Cobham, Han Bennink, Nana Vasconcelos, Cecil Taylor, Pat Metheny); ma ecco anche le collaborazioni in altri ambiti musicali (in concerto o in studio di registrazione con Pino Daniele, Ornella Vanoni, Teresa De Sio, Denovo, Paola Turci, fra gli altri), o al servizio della danza (Roberta Garrison, Teri Weikel, Alessandro Certini) e del teatro (Remondi e Caporossi, Lucia Poli, Leo De Berardinis). Riflesso di tanti impegni, un lungo elenco di partecipazioni a festival nazionali e internazionali, e un palmarès ricco di riconoscimenti: ultimo in ordine di tempo il premio “Django d’or” 2005 per l’Italia come musicista affermato.