Home page

 
  Time in Jazz 2016  
  Time in Jazz 2015  
  Time in Jazz 2014  
  Time in Jazz 2013  
  Time in Jazz 2012  
  Time in Jazz 2011  
  Time in Jazz 2010  
  Time in Jazz 2009  
  Time in Jazz 2008  
  Time in Jazz 2007  
  Time in Jazz 2006  
  Time in Jazz 2005  
 
1. Il calendario
2. Il programma
3. Paolo Fresu: Il segno e la musica verso la primordiale e sciamanica metafora dell’arte
4. Digital e Trance: faranno male?
5. L'estasi mistica dei Dervisci
6. Tabloid
 
  Time in Jazz 2004  
  Time in Jazz 2003  
  Time in Jazz 2002  
  Time in Jazz 2001  
  Time in Jazz 2000  
  Time in Jazz 1999  
  Time in Jazz 1998  
  Time in Jazz 1997  
  Time in Jazz 1996  
  Time in Jazz 1995  
  Time in Jazz 1994  
  Time in Jazz 1993  
  Time in Jazz 1992  
  Time in Jazz 1991  
  Time in Jazz 1990  
  Time in Jazz 1989  
  Time in Jazz 1988  
 
 
 
 
   
14-08-2005, Furio Di Castri & Gianluca Petrella Duo  

Domenica 14 agosto, Nughedu San Nicolò, Chiesa di Sant’Antonio Abate – Ore 18
Furio Di Castri & Gianluca Petrella Duo
Furio Di Castri
: contrabbasso
Gianluca Petrella: trombone

"Si prendano due strumenti abituati a essere il sostegno ritmico e il fondale armonico di ogni orchestra, gli si lasci lo spazio per dire la loro, si mescolino la precisione filologica a una buona dose di ironia, l’esplorazione all’esplosione dei canoni, degli stili, delle definizioni di genere, si sostituisca la gratificazione narcisistica del virtuosismo con la passione per le emozioni estreme degli acrobati, e vi sarete fatti un’idea di cosa ci si può aspettare da un concerto di Furio Di Castri e Gianluca Petrella. Un concerto dove si ride, ci si commuove e ogni tanto si trattiene il fiato".

Furio di Castri e Gianluca Petrella suonano insieme da poco più di un anno, in duo e nel quintetto Outline. Hanno suonato ai festival internazionali di Pavia, Leipzig, Monza, Matera, Padova, Torbole e a Parigi, Dunkerque, Bologna e Roma. Insieme hanno registrato per la Wide Sound il disco Under Construction.

Milanese, classe 1955, Furio Di Castri ha iniziato a suonare la tromba a undici anni il basso elettrico a tredici, a Venezia. Registra il suo primo album nel 1973 (Dedalus, Trident Records). A Torino, a diciannove anni, comincia a suonare  il contrabbasso. Diventa musicista professionista nel 1976.

Dopo avere vissuto un  anno  in Tunisia, nel 1978  si stabilisce a Roma dove inizia a suonare in trio con Maurizio Giammarco  e in quartetto con Massimo Urbani. A Roma incontra Chet Baker, con cui lavorerà saltuariamente fino al 1988.  In questo periodo inizia un’intensa  attività come sideman suonando  spesso  a Milano con Larry Nocella, Luigi Bonafede, Franco d'Andrea e accompagnando solisti come Art Farmer, Dave Samuels, Jimmy  Knepper, Al Grey, Walter Davis Jr.  Nel febbraio 1981 entra nel quartetto di Enrico Rava (con cui resterà fino al 1988) e nell’estate dello stesso anno  comincia  a suonare con il trio di Michel Petrucciani.

Dal 1981  ad oggi la sua attività di sideman lo ha visto accanto ad  alcuni tra i maggiori solisti sulla scena - Richard Galliano, Dino Saluzzi, Antonello Salis, Joe Lovano, Charles Lloyd, Steve Lacy, John Surman, Dave Liebman, Pharoah Sanders, Michael Brecker, Sal Nistico, Lee Konitz, Joe Henderson, Franco Ambrosetti, Kenny Wheeler, Charles Tolliver, Ray Anderson, Muhal Richard Abrams, Michel Grailler, Gordon Beck, Franco d'Andrea, John Taylor, Paul Bley, Don Friedman, Enrico Pieranunzi, Rita Marcotulli, Jon Balke, Stan Tracey, John Abercrombie, Philip Catherine, Paul Motian, Tony Oxley,  Barry Altschul, Daniel Humair, Jon Christensen, Joe La Barbera, Bruce Ditmas, André Ceccarelli.

Dal 1986 al 1996  compone  musica  originale e si esibisce in piccole formazioni, dal solo al trio con Flavio Boltro e Manhu Roche, al quartetto con Stefano Cantini, Ramberto Ciammarughi e Manhu Roche.  Nel 1989 viene selezionato tra i migliori talenti europei al New Jazz Meeting di Baden Baden, organizzato dalla RadioTelevisione Tedesca (Sudwestfunk).

Dal 1990  suona in duo  con Paolo Fresu, in una collaborazione aperta alla partecipazione di altri artisti, come è stato nel caso di John Taylor, Naco, Jon Balke e Pierre Favre. Dall’incontro del duo con Antonello Salis nel 1995  è nato il trio PAF.

Nel 1997 forma il gruppo  WOODEN YOU con Mauro Negri, Andrea Dulbecco e Bill Elgart e comincia a scrivere per formazioni allargate - sia in ambito concertistico che per progetti di teatro e danza.

Nel 2000 ha organizzato per la Biennale Giovani Artisti del Mediterraneo il progetto WELCOME (con giovani musicisti siciliani, croati, bosniaci, portoghesi, greci e palestinesi). Questa produzione che mescola strumenti tradizionali come oud, nay, darbouka, tabla e fisarmonica a strumenti classici (violoncelli, contrabbassi, piano , percussioni  e strumenti a fiato) si è esibita in concerto  a Torino, a Gaza e a Sarajevo nel 2001..

Nel 2001 ha formato il quintetto OUTLINE,  con Eric Vloeimans, Gianluca Petrella, Bojan Zulfikarpasic e Joel Allouche.

Discografia:
Come leader o co-leader ha registrato 15 album (Things, Solo, Opale, Unknown Voyage, Evening Song, What color  for a tale, Urlo,  Contos,  Chaos, Mythscapes, Scalabrun, Hands, Paf, Wooden You,  Fellini)

Come  sideman  ha registrato più di 60 CD con vari musicisti tra cui Enrico Rava, Paolo Fresu, Kenny Wheeler, Paul Bley, Michel Petrucciani, John Taylor, Aldo Romano.

Nato a Bari nel 1975, Gianluca Petrella si è diplomato al Conservatorio di Bari con il massimo dei voti nel '94. Nel '93 inizia una lunga collaborazione con il sassofonista Roberto Ottaviano che lo ha inserito nel suo ultimo progetto discografico. Il progetto vede inoltre protagonisti Michel Godard (tuba), Tom Varner (corno), Marcello Magliocchi (percussioni). Sempre nel '93 partecipa ad un altro progetto discografico che lo vede ospite assieme al sassofonista americano Greg Osby. Nel '95, come primo trombone nella O.F.P. Orchestra, ha suonato sotto la direzione di Carla Bley, Steve Coleman e Bruno Tommaso.

Ha partecipato alla compilation "Italian Jazz Today" prodotto da "Musica Jazz" e allegato alla rivista del Gennaio '96. Nel '97 trascorre un periodo in Germania dove ha suonato con diversi musicisti tedeschi ed olandesi. Attualmente collabora con Enrico Rava che nell'estate del '97 lo ha voluto per una tournée in Canada con il gruppo "Ravacarmen". Inoltre dal gennaio '98 ? impegnato in varie tournée e con i Noisemakers, nuovo gruppo del batterista romano Roberto Gatto. Collaborazioni con musicisti internazionali: Steve Swallow, Joy Calderazzo, Jimmy Owens, Greg Osby, Carla Bley, Gerard Pansanel, Klaus Suonsaari, Steve Coleman, Tom Varner, Michel Godard, Joel Alouche, Lester Bowie. Collaborazioni con musicisti italiani: Enrico Rava, Roberto Gatto, Antonello Salis, Gianluigi Trovesi, Roberto Ottaviano, Paolino Dalla Porta, Paolo Fresu, Danilo Rea, Maurizio Gianmarco, Flavio Boltro, Salvatore Bonafede, Enzo Pietropaoli, Piero Leveratto e altri. Ha partecipato a numerosi Festival tra cui: Iseo '95, Festival internazionale di Bolzano '96, Talos Festival Ruvo '96, Toronto '97, Vancouver '97, Edmonton '97, Calgary '97, Montreal '97, Hessen jazz Idstein '97, Worms Jazzt '97, Leipzig ‘02.

Discografia:
Discografia:
1994 - "Hybrid and Hot" - Roberto Ottaviano Koiné
1994 - "Do It" - P.A.T. plus Greg Osby, Gianluca Petrella (Right Tempo)
1996 - "Italian Jazz Today" - AA.VV. (allegato Musica Jazz)
1997 - "Memorie d'Italy" - Paola Arnesano (Philology)
1998 - "Certi angoli segreti" - Enrico Rava (Label Bleu, allegato Musica Jazz)
1999 - Roberto Gatto "Sing sing sing" (Via Veneto)
1999 - Schema Sextet "Tribute to Basso-Valdambrini" (Schema Records)
2000 - Roberto Gatto "Rugantino" (CAM)
2001 - Gianluca Petrella "X-Ray" (Auand)

Inoltre ha inciso per la "EMI", "Right Tempo" e "Schema 2000" dischi di Acid Jazz e Drum 'n bass.

Under Construction (Wide Sound – WD 135 – 2004)
Inlay notes
Questo disco è dannatamente importante per un sacco di ragioni. La prima, davvero essenziale, sta nel fatto di essere innanzitutto un disco estremamente intelligente, per l’uso del materiale musicale che viene affrontato e per il come viene elaborato. Oggi, lo sappiamo bene, anche perché ciò che viene erroneamente etichettato quale "jazz italiano" è o va di moda, viene pubblicata una caterva di dischi, tutti – sul serio – con la precisa peculiarità di essere suonati benissimo da un nugolo di nomi, sempre più interessanti, sempre più "in", sempre più da porre in evidenza. Pochissimi però e purtroppo, i lavori che – oltre essere suonati benissimo – portano con sé quella particolare luce, capace di porli sotto altri riflettori: quelli del gusto, della creatività, della progettualità e di un senso ormai non più comune, in grado di farli risaltare.

E, nel crogiuolo ove le magmatiche libertà jazzistiche fermentano e ribollono nuova linfa, i pezzi pregiati, rischiano di essere offuscati. Eppure, senza nemmeno usare inutili lenti d’ingrandimento, ciò che Furio Di Castri e Gianluca Petrella hanno creato per questo lavoro balza immediatamente all’orecchio anche del più distratto degli ascoltatori. Il duo, lo si sa bene, è una delle figurazioni più rischiose tra i possibili organici. Presuppone un interplay totale che è forse più un compenetrarsi; una totale osmosi ritmica e filosofica che "deve" funzionare alla perfezione, specie quando a farne il nome sono due strumenti, non "facili" come il contrabbasso e il trombone. Da un po’ di tempo a questa parte le cose – grazie all’elettronica e all’informatica – sembrerebbero più semplici. Tecnicamente forse più a portata di mano e furbescamente occhieggiante ai mari di armonia che un uso "semplice" dell’elettronica, potrebbe facilmente portare con sé. In realtà, per dirla con Eno, è sempre più sotto gli occhi di tutti il quasi impossibile compito di "umanizzare" la macchina e di utilizzare le nuove "energie sintetiche", guidando il tutto con mente e cuore; due "evenienze" impossibili nelle macchine e sempre più rare nell’entourage umano.

Nelle architetture di questo cd i suoni che non sono prodotti dalle corde del basso o dalla campana del trombone sono rigorosamente "live electronics". Non esiste nessun suono "midi", semmai percussioni sugli strumenti, mani, carta, mollette o bacchette varie, filtrate semplicemente o utilizzate accanto a samples montanti su un computer. Quella seguita dal duo è una strada di esplorazione e dissacrazione dei suoni bassi, capace di giocare come poche altre sul ribaltamento dei ruoli tradizionali dei due strumenti che guidano l’avventura.