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12-08-2005, Gnawa Sidi Mimoun: "Gnaoua project" - Special Guest: Karim Ziad  

Venerdì 12 agosto, Berchidda, Piazza del Popolo – Ore 21.30
Gnawa Sidi Mimoun
Gnaoua project
Special Guest: Karim Ziad
Produzione originale
Abdelkabir Merchane (“Cheb”): voce e ganbri
Zakaria Merchane, Hicham Merchane, Said Tougha ("Wissaden"), Abdelhakim Mouequine ("Yakout"): coro, danza e qraqèb (crotali metallici)
Karim Ziad: percussioni

Nell’ideale capitolo del festival dedicato alle musiche etniche rientrano i Gnawa Sidi Mimoun, in arrivo da Casablanca per aprire la serata del 12 e per un concerto acustico nella Chiesa di Santa Caterina alle 18 del giorno dopo. Guidati dalla voce e dal ganbri (il tradizionale liuto-tamburo a tre corde) di Abdelkabir "Cheb" (nella foto a destra), i cinque musicisti-danzatori metteranno in scena la festa che precede la fase rituale della Lila, il complesso rituale coreutico-musicale dei Gnawa del Marocco. Suoni e danze ancestrali, melodie ipnotiche e ritmi ossessivi, capaci di portare alla trance, cui si unirà come special guest il percussionista algerino Karim Ziad.

* * *

I Gnawa del Marocco sono i discendenti degli schiavi neri deportati dai paesi dell'Africa occidentale subsahariana (Mauritania, Senegal, Mali, Niger, Guinea). (…)

Musicisti e danzatori, i Gnawa praticano una complessa liturgia coreutico-musicale (lila, derdebà), che riattualizza il sacrificio primordiale e la genesi dell'universo attraverso l'evocazione delle sette principali manifestazioni dell'attività demiurgica divina, i sette mlùk, rappresentati da sette colori (…).

I mlùk sono evocati da sette "divise musicali", sette cellule melodico-ritmiche (um), ognuna delle quali, ripetuta e variata, dà origine a una delle sette suites che costituiscono il repertorio coreutico-musicale del rituale dei Gnawa. Nel corso di queste sette suites sono bruciati sette diversi tipi di incenso e i danzatori sono ricoperti da veli di sette colori differenti.

Ognuno dei sette mlùk è accompagnato da un seguito di "personaggi", identificabili dalla musica, dal canto e dai passi di danza: queste entità, trattate come "presenze" (hadràt) che il principio di coscienza incontra nello spazio/tempo estatico (hal), sono messe in relazione con complessi mentali e comportamenti umani.

Scopo del rituale è reintegrare ed equilibrare le energie fondamentali del corpo umano, le stesse energie che sostengono i fenomeni sensibili e l'attività creatrice divina. (…)

Preceduto da un sacrificio animale (…), il rituale notturno inizia con l'apertura e la consacrazione dello spazio, l’aada ("abitudine", forma rituale), durante la quale i musicisti Gnawa eseguono una danza vorticosa suonando i qraqèb e due grossi tamburi a doppia membrana (tbola).

Il successivo intervento del ganbri apre il trèq (sentiero), la successione, rigidamente codificata, del repertorio rituale di musiche, danze, colori e incensi, che guida nel viaggio estatico attraverso i dominî dei sette mlùk, fino alla rinascita nel mondo ordinario, alle prime luci dell'alba.

Antonio Baldassarre

Karim Ziad: Frequenta da tempo le strade che dall’Africa portano all’universo musicale contemporaneo. E’ il naturale riflesso del percorso di questo batterista nato ad Algeri trentanove anni fa che ha mosso i primi passi suonando le percussioni e il repertorio tradizionale magrebino, prima di trasferirsi, ventenne, a Parigi. Nel clima multietnico e cosmopolita della capitale transalpina prende forma la sua cifra musicale, entrando in contatto e suonando con musicisti di estrazioni ed esperienze diverse, come Joe Zawinul, Cheb Mami e, soprattutto Nguyên Lê, che gli ha trasmesso un approccio alla musica diverso e più completo. Col chitarrista francese di origini vietnamite, la miscela di Ziad trova una prima forma compiuta nel progetto "Maghreb and friends", pubblicato su disco (e applaudito in concerto al festival Time in Jazz di Berchidda) sette anni fa. Un filone che il batterista algerino continua a esplorare fissando nel successivo "Ifrikya", l’album pubblicato nell’inverno del 2001, e nel più recente "Chabiba" la sua personale fusione di sonorità nordafricane e occidentali.