martedì 14 agosto, Tula, Parco eolico "Sa Turrina manna" - ore 18.00
Antonello Salis L’effetto fuoco di un talento indomabile
Sarà uno dei protagonisti più attivi del festival: lo ascolteremo martedì 14a Tula, da solo col suo pianoforte all’ombra delle pale eoliche di Sa turrina manna; lo ritroveremo poi nell’”equipaggio” del progetto Giornale di bordo che sbarca sul palco di piazza del Popolo a Berchidda la sera di Ferragosto (e sabato 18 in piazza Tola, a Sassari); e, ancora, la mattina di venerdì 17, in duo con Paolo Angeli a Sorso per una delle tappe “fuori le mura” di Time in Sassari. Ma non è finita, perché sua è anche la “sigla” (titolo: The Bookmakers) che ha appositamente registrato per introdurre i concerti di questa edizione di Time in Jazz. Antonello Salis, del resto, è di casa da sempre a Berchidda, e non poteva certo mancare per le venticinque candeline del festival che a lui deve tante pagine felici della sua storia. Una in particolare: quella datata 15 agosto 1997, quando, con una memorabile (e sudatissima)performance solitaria nella chiesa di Sant’Andrea, nella campagna berchiddese, portava per la prima volta la musica fuori dal paese, inaugurando il fortunato capitolo dei concerti nelle chiesette campestri. Antonello Salis è da tempo uno dei musicisti più apprezzati e originali della scena jazzistica nostrana. Classe 1950, sardo di Villamar, ha mosso i primi passi della sua carriera suonando beat e rock, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, in vari gruppi della scena isolana dell’epoca prima di dare vita, nel 1973, col bassista Riccardo Lay e il batterista Mario Paliano al trio Cadmo: uno dei capitoli più interessanti della storia del jazz italiano dell’epoca. Con il trasferimento a Roma, nel 1975, il bagaglio di esperienze si arricchisce attraverso le collaborazioni con musicisti come Massimo Urbani, Maurizio Giammarco, Tommaso Vittorini, Roberto Gatto. Ma sarà soprattutto l’incontro con Lester Bowie a segnare un’impronta profonda nel percorso dei Cadmo e del loro pianista-tastierista.Nel 1977 Antonello Salis inaugura un duo (tuttora in attività) con un altro sardo, il sassofonista Sandro Satta, l’anno dopo fa il suo debutto in piano solo, entra a far parte del Grande Elenco Musicisti diretto da Tommaso Vittorini e, nel 1979, nel quartetto di Marcello Melis, con cui suonerà per diversi anni. Si precisa così il profilo di un musicista che sa esprimersi compiutamente sia al pianoforte che alla fisarmonica (lo strumento sul quale aveva imparato da bambino i primi rudimenti musicali e che riscopre alla fine degli anni Settanta), trovando la sua dimensione ideale nel solo e in formazioni ristrette: per esempio, nel trio P.A.F. con Paolo Fresu e Furio Di Castri, in duo con il chitarrista Gérard Pansanel, con Sandro Satta, con il trombettista Fabrizio Bosso. Il suo eclettismo lo porta a calarsi con naturalezza nei più diversi contesti: nel curriculum di Antonello Salis ecco dunque tante esperienze con i nomi di punta del jazz italiano (Enrico Rava, Paolo Fresu, Massimo Urbani, Riccardo Fassi, Paolino Dalla Porta, Rita Marcotulli, Pino Minafra) e internazionale (Evan Parker, Javier Girotto e gli Aires Tango, Anouar Brahem, Michel Portal, Lester Bowie e l’Art Ensemble Of Chicago, Don Cherry, Don Pullen, Billy Hart, Ed Blackwell, Billy Cobham, Han Bennink, Nana Vasconcelos, Cecil Taylor, Pat Metheny); ma ecco anche le collaborazioni in altri ambiti musicali (in concerto o in studio di registrazione con Pino Daniele, Ornella Vanoni, Teresa De Sio, Denovo, Paola Turci, fra gli altri), o al servizio della danza (Roberta Garrison, Teri Weikel, Alessandro Certini) e del teatro (Remondi e Caporossi, Lucia Poli, Leo De Berardinis, Remo Remotti). Riflesso di tanti impegni, un lungo elenco di partecipazioni a festival nazionali e internazionali, e un palmarès ricco di riconoscimenti: il premio Django d’or 2005 per l’Italia come musicista affermato, il Premio alla carriera all’European Jazz Expo 2008 di Cagliari, il Top Jazz 2008 come miglior strumentista alle tastiere-piano-fisarmonica e, l’anno dopo, per il miglior disco, Stunt, con Fabrizio Bosso. |