Giovedì 12 agosto Berchidda, Piazza del Popolo, ore 21:30
Aria di libertà A Berchidda il padre del free jazz, Ornette Coleman
Un pezzo di storia del jazz inaugura la serie di concerti in programma sul palco di Piazza del Popolo: giovedì 12 agosto (ore 21.30) la stella di Ornette Coleman illumina il cielo di Berchidda alla testa di un quartetto che schiera il figlio Denardo alla batteria e due bassisti, Al MacDowell e Tony Falanga. Ottant'anni compiuti a marzo e portati con disinvoltura, Ornette Coleman ha attraversato sei decenni di jazz, contribuendo a tracciarne i solchi più importanti. Dalla fine degli anni Cinquanta, quando infiammò la scena jazzistica di New York con il suo storico ingaggio al Five Spot, il sassofonista texano ha insegnato al mondo un nuovo modo di intendere la musica. Le sue rivoluzionarie idee musicali erano controverse, ma oggi il suo enorme contributo alla musica moderna è universalmente riconosciuto. Nato a Fort Worth nel 1930, Ornette Coleman ha imparato a suonare il sassofono e a leggere la musica da autodidatta a quattordici anni. Da subito la sua musica apparve di difficile ascolto, ma a Los Angeles riuscì ugualmente a mettere su una band con musicisti che condividevano la sua concezione musicale: i trombettisti Don Cherry e Bobby Bradford, i batteristi Ed Blackwell e Billy Higgins, il contrabbassista Charlie Haden. Col suo album d’esordio, “Something Else”, apparve subito evidente che Ornette Coleman aveva inaugurato una nuova concezione della musica, quella che in genere viene etichettata come "free jazz" ma che lui definisce “armolodica” perché affrancata dalle convenzioni dominanti di armonia, ritmo e melodia. Dalla fine degli anni Cinquanta e per tutti i Sessanta registra una quindicina di album, la maggior parte dei quali sono ormai riconosciuti come classici del jazz. Basandosi sempre sulla sua teoria "armolodica" inizia anche a comporre per quartetti d'archi, quintetti a fiato, orchestre, così come a interpretare la complessità ritmica e melodica della musica africana, viaggiando in Marocco e in Nigeria, nei primi anni Settanta, e suonando con musicisti locali. Alla ricerca di un suono più pieno, nel 1975 dà vita a un nuovo ensemble, i Prime Time, basato sul raddoppio degli strumenti: due chitarre, due bassi, due batterie. L’impulso all’innovazione lo spinge a sperimentare anche nel decennio successivo, dando vita a dischi importanti come con "Song X", insieme a Pat Metheny, e "Virgin Beauty", con il leader dei Grateful Dead Jerry Garcia. Gli anni Novanta porteranno altri lavori di rilievo, come "Architecture in Motion", il primo balletto armolodico di Coleman, e le colonne sonore per film come "Il Pasto Nudo" di David Cronenberg e "Philadelphia" di Jonathan Demme. Nel 1997 il Lincoln Center Festival di New York dedica alla musica di Ornette Coleman quattro giornate di eventi, tra cui l'esecuzione della sua opera sinfonica, "Skies of America", con la New York Philharmonic e Kurt Masur. Tanti i riconoscimenti e le onorificenze che gli sono stati conferiti per la sua opera: varie lauree honoris causa, un dottorato onorario dalla New School for Social Research, il premio MacArthur Fellowship, il prestigioso Praemium Imperiale da parte del governo giapponese (nel 2001) il Pulitzer Prize (nel 2006) per il suo album "Sound Grammar", prima opera jazz ad aver ottenuto questa onorificenza. Nel 2008 Ornette Coleman è stato inserito nella Hall of Fame di Nesuhi Ertegun che onora i musicisti che hanno contribuito a definire il profilo del jazz. A Berchidda con il suo quartetto proporrà un progetto originale in omaggio al tema del festival di quest’anno. Un appuntamento con un pezzo di storia della musica a cui non si può assolutamente mancare.
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