Home page

 
  Time in Jazz 2016  
  Time in Jazz 2015  
  Time in Jazz 2014  
  Time in Jazz 2013  
  Time in Jazz 2012  
  Time in Jazz 2011  
  Time in Jazz 2010  
  Time in Jazz 2009  
 
01. Il calendario
02. Il programma
03. Paolo Fresu: Time in Jazz 2009, “Acqua”
04. Il patrocinio dell’UNESCO
05. Cinema d’Acqua
06. Green Jazz
07. Progetti Speciali
08. in-Flussi d’acqua - laboratorio di danza
09. I Partner di Time in Jazz
10. Biglietti e abbonamenti
11. Numeri Utili
12. Tabloid
 
  Time in Jazz 2008  
  Time in Jazz 2007  
  Time in Jazz 2006  
  Time in Jazz 2005  
  Time in Jazz 2004  
  Time in Jazz 2003  
  Time in Jazz 2002  
  Time in Jazz 2001  
  Time in Jazz 2000  
  Time in Jazz 1999  
  Time in Jazz 1998  
  Time in Jazz 1997  
  Time in Jazz 1996  
  Time in Jazz 1995  
  Time in Jazz 1994  
  Time in Jazz 1993  
  Time in Jazz 1992  
  Time in Jazz 1991  
  Time in Jazz 1990  
  Time in Jazz 1989  
  Time in Jazz 1988  
 
 
 
 
   
03. Paolo Fresu: Time in Jazz 2009, “Acqua”  

Paolo Fresu: Time in Jazz 2009, “Acqua”

Mai il tema dato da Time in Jazz è stato così urgente ed attuale come quello di quest'anno. In passato ci siamo spesso arrampicati in tortuosi sentieri tematici nel tentativo di aggrapparci ai pochi elementi suggeritori a disposizione, ma stavolta siamo coscienti dell’importanza e della profondità del nuovo motivo conduttore che ci porterà lontano inseguendo una meta che sembra essere ancora più lontana.

E’ da diversi anni infatti che Time in Jazz, per la sua natura così vasta e originale, si pone il problema dell’ambiente e delle energie rinnovabili. In linea con il nuovo pensiero di alcuni degli Stati democratici è sempre più necessario riflettere sulle ferite inflitte al nostro pianeta dalla mano dell’uomo. E Berchidda, epicentro creativo di molteplici attività legate alla musica, alle arti e alla cultura, vuole contribuire con un pensiero che sia in linea e in sintonia con il proprio ruolo di stimolatore culturale e laboratorio perenne.

Se l’edizione del 2008 era dedicata al tema dell’Architettura (in passato Time in Jazz ha viaggiato con i suoi letimotiv attraverso il nuovo tempo del jazz e le prove d’autore, ha forzato i confini per spingersi nei territori delle sonorità etniche e di quelle digitali, ha sperimentato relazioni e consonanze fra musica e parola, musica e poesia, musica e immagine, musica e gioco, persino musica ed enogastronomia…), quella di quest'anno affronta una nuova tappa di questo viaggio fra le galassie espressive.

Al centro del programma stavolta sarà l’elemento dell’ACQUA che si inserirà in un più ampio progetto quadriennale che andrà a toccare i quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) caratterizzando sempre di più Time in Jazz come un festival biologico, eco-sostenibile, in sintonia con l’ambiente, e interrogandosi sulla quantità di anidride carbonica liberata nell’aria, sulle energie alternative, sullo smaltimento dei rifiuti e sul corretto consumo dell’acqua.

Del resto non poteva essere che così: se il festival è da sempre attento ai linguaggi della contemporaneità ma con radici profonde nel suo territorio. La necessità di indagare nei luoghi “altri” porta ormai migliaia di persone nelle foreste e nelle chiese campestri immerse nel verde della campagna che circonda sia Berchidda che i Comuni limitrofi, e dunque la responsabilità è quella di trovare nuove vie alla mobilità del pubblico e all’abitare i posti incantevoli c è soprattutto la sua natura selvaggia e incontaminata ad averne segnato quella personale cifra che lo rende diverso he si riempiono di musica per una mattina o un pomeriggio.

Se nei giorni di Time in Jazz una miscela di creatività e di umanità invade Berchidda e i numerosi altri spazi del nord Sardegna sono la folla di spettatori (in arrivo da ogni dove) e gli stessi artisti a ritrovarsi immersi in un’atmosfera irripetibile, densa di musica e arte ma anche di colori, profumi, sapori.

Pubblico e artisti che salutano insieme l’alba sulle balze del Limbara, quando il sole tinge di rosa il bianco granito del monte e i toni verdi della vegetazione, risvegliando nell’aria l’odore del mirto, del cisto e del timo selvatico. Che condividono l’emozione della musica nell’austera solitudine delle chiesette di campagna sperdute tra i cardi e le greggi, nel bianco abbagliante delle mattinate e nel giallo caldo dei tramonti. Che accompagnano le festose parate musicali nelle viuzze del paese, prima di gremire platea e tribune della piazza, teatro dei concerti serali e della festa finale che suggella ogni edizione del festival in un grande abbraccio collettivo, scoprendo così il gusto ricco e schietto dei prodotti di questa terra ricca di tradizioni enogastronomiche, l’inebriante freschezza del vermentino, i succulenti piatti della cucina locale, i formaggi, i salumi, i dolci…

L’ACQUA dunque protagonista della ventiduesima edizione di Time in Jazz: elemento essenziale e primordiale come il suono della musica che crea tutto questo. Suono che molti musicisti e compositori hanno affrontato nel corso della storia (da Hændel a Strauss, da Smetana a Respighi e Debussy fino ai contemporanei come Cage e Dudon senza dimenticare gli artisti del rock, del pop e del jazz) ed elemento suggeritore di spunti tematici che, attraverso le svariate commissioni originali, toccherà i temi del viaggio, della profondità, della perimetralità, dell’essenza, della spiritualità, dell’energia divina, della purezza, della rete, della vita, della mutazione, della forza, della distruzione, della sete, della salvezza, della redenzione…

Ma è forse l’aspetto mistico ad avere affascinato musicisti di varie epoche e di vari stili. In quanto è l’elemento più fisico ci possa appartenere, essendo il nostro corpo fatto principalmente di acqua e uno degli elementi di movimento perenne come il suono stesso.

Molti sono i significati attribuiti all’acqua nella simbologia, nella cultura, nella religione e nelle rappresentazioni artistiche dell’uomo. Acqua significa anche coscienza dell’uomo stesso e della casa che ci ospita. Ancora il mondo si divide in popoli che sprecano l’acqua e in popoli che muoiono di sete. Sarà l’acqua purtroppo la causa delle future guerre e le nuove svolte sulla sua gestione rischiano di privarci di un bene che è comune e che appartiene alla stessa costituzione degli esseri viventi.

Nel terzo millennio un miliardo e mezzo di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile, 2.6 miliardi non hanno accesso a servizi igienico-sanitari, e 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per aver bevuto acqua contaminata e per le cattive condizioni sanitarie (dati dell’OMS).

L’acqua dunque come monito per il futuro dei nostri figli e la musica come mezzo e lingua universale capace di parlare al mondo. Attraverso le note liquide degli scandinavi Jan Garbarek e Eivind Aarset, l’Africa di Angelique Kidjo, i Tuareg Terakaft in perenne migrazione di oasi in oasi, i progetti originali di tanti artisti italiani ed europei, i racconti d’acqua di Gavino Ledda ed altri ma anche letture di Alex Zanotelli.

Ed infine l’acqua come specchio di noi stessi, del nostro tempo e del nostro stato di salute. Lo scienziato e ricercatore giapponese Masaru Emoto ha sviluppato una tecnica per visionare al microscopio i cristalli delle varie acque e principalmente di quelle dei rubinetti di molte delle città del mondo nonché altre provenienti da fiumi, laghi, paludi, ghiacciai… Le immagini osservate al microscopio sono come dei nastri magnetici liquidi in grado di registrare le informazioni energetiche provenienti dall’ambiente. I cristalli di acque raccolti da fiumi incontaminati creano delle forme perfettamente geometriche mentre quelli di acque contaminate o stagnanti creano forme irregolari, distorte e non armoniche.

Emoto ha avuto l’intuizione di sollecitare l’acqua attraverso la musica scoprendo che i suoni “positivi” creano cristalli bellissimi simili a quelli della neve mentre i suoni “negativi” producono forme orrende e sfilacciate. Noi non analizzeremo al microscopio le architetture cristalline dell’H2O né tanto meno tenteremo di risolvere i complessi problemi del pianeta, ma proveremo a contribuire alla riflessione comune sensibilizzando attraverso la musica e non solo. Per questo Time in Jazz costruirà, a partire da quest'anno, un nuovo pensiero capace di collocare sempre di più l’arte e la musica al centro del nuovo percorso dell’umanità che cerca nuove vie per il futuro. Con la felicità di vivere un evento di grande spessore culturale e portata internazionale che conserva intatto nel tempo lo stesso spirito degli esordi, la gioiosa semplicità di una festa e il piacere di condividere un'esperienza unica in sintonia con se stessi, con la natura che ci circonda e con gli altri.

Paolo Fresu