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1. Il calendario
2. Il programma
3. Paolo Fresu: Nel segno dell'Arte
 
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3. Paolo Fresu: Nel segno dell'Arte  

Nel segno dell'Arte
di Paolo Fresu

Il Festival internazionale TIME IN JAZZ giunge all’importante appuntamento della quindicesima edizione senza tradire quei principi di base formulati nell’ormai lontano 1988 (anno di nascita della manifestazione), nel segno della coerenza e del rigore progettuale premiati da un successo sempre crescente di pubblico e di attenzione da parte dei mezzi di informazione.

Festival all'insegna della tradizione ma anche dell'inventività e della progettualità, TIME IN JAZZ ama da sempre dare spazio ad artisti, musicisti e tendenze originali e creativi con una vocazione che trova le sue migliori incarnazioni in produzioni pensate e realizzate ad hoc e spesso basate sul confronto e l’incrocio fra i molteplici linguaggi dell’espressione artistica contemporanea.

In questo senso il PAV (Progetto Arti visive) è divenuto, nell’arco di qualche anno, parte fondamentale, assieme alle immagini, del percorso creativo che l’Associazione culturale TIME IN JAZZ ha intrapreso con le molteplici attività che sviluppa durante l’arco dell’anno.

Attività che, ruotando attorno al festival estivo che funge da volano, creano un discorso ampio e a lungo respiro che abbraccia, in tutti i sensi, e con tutti i sensi, il meccanismo della fruizione culturale.

"Oltre…" fu l’originale titolo di una passata edizione di TIME IN JAZZ. Correva l’anno 1990 ed ipotizzammo, seppur in forma assolutamente embrionale per quel tempo, un esperanto di lingue d’arte fatto di incontri, di scontri, di comunicazione, di comunione di artisti internazionali, al di là dei linguaggi e degli steccati culturali e geografici, che potessero mettere tutte le arti in circolo attorno ad un’ipotetica sfera secondo il principio della teoria empedocleiana: la simbiosi dei mondi artistici apparentemente lontani nella dinamica rotativa e nella casualità degli incontri.

Se in questi ultimi anni la manifestazione ha spesso ospitato mostre, installazioni ed happening contemporanei, con il tema di ora accettiamo una sfida ancora più impegnativa: quella di fare un festival a 360 gradi, dove i linguaggi della musica (jazz?) e dell’arte visiva contemporanea si incontrano e si "meticciano" laddove l’arte non è più secondaria o parallela ma vive sul grande palcoscenico di Piazza del Popolo assieme alla musica!

In questa ottica il tema dei "Quadri di un’esposizione" con il sottotitolo "TIME IN JAZZ nel Segno dell’Arte", sarà il nostro filo conduttore attraverso il quale saremo portati per mano a sentire, vedere, annusare tutto ciò che accade nell’arco dei quattro giorni a Berchidda e dintorni mettendo in moto tutti i sensi attraverso i segni dell’arte ed i suoni della musica.

Del resto non è la Sardegna a proporci alcuni dei segni più straordinari ed arcaici con le nostre filigrane, i ricami dei cestini, i motivi dei tappeti, delle ceramiche?… e non sono stati forse i Nivola, Nonnis, Biasi, o Ciusa ad aver raccolto questa straordinaria ricchezza per renderla nelle mani del mondo?

A Berchidda Maria Lai con i suoi famosi fili ed i suoi telai sarà l’anello di giunzione tra il passato ed il presente per la costruzione di un ponte ideale tra il dentro ed il fuori, tra la Sardegna ed il mondo. E non potrà essere altro che Sonos ‘e Memoria, con le sue immagini antiche ed il suo suono tanto arcaico quanto attuale, a dare senso al presente attraverso la vivace rilettura del passato.

Presente, futuro e passato che del resto saranno ben rappresentati con le opere di Enzo Cucchi, di Daniel Humair e Han Bennink nel doppio ruolo di batteristi ed artisti, con il flamenco di Gerardo Núñez o le installazioni di Thorsten Kirchhoff assieme alle percussioni africane dei Farafina, con il jazz contemporaneo del pianista Uri Caine o dell’ONJ assieme alle sculture di Umberto Mariani o con le scorribande di Ernst Reijseger, e così via…

"Quadri di un’esposizione", celebre composizione pianistica del russo Modest Petrovic Mussorgskij, scritta nel 1874 ed ispirata ai lavori del pittore e architetto Victor Alexandrovich Hartmann, assumerà il ruolo tematico - non solo musicale - che ci guiderà durante questa quindicesima edizione di TIME IN JAZZ 2002, come già è stato lo scorso anno per Claudio Monteverdi: la favola in musica Orfeo è divenuta pane quotidiano durante tutta la manifestazione e per un festival incentrato sulla tromba in quanto strumento del sogno che bene incarna lo stesso mito orfeiano... quasi un Leitmotiv wagneriano o cinematografico.

A dimostrazione che la storia ha sempre un suo percorso ed uno sviluppo coerente, la composizione mussorgskijana (che ritroviamo nel 1929 nell’orchestrazione magistrale di Maurice Ravel), viene non solo ripresa nelle forme, nei segni e nei colori di Wassily Kandinskij intorno agli anni trenta ma sviscerata durante tutto il ’900 (in vari luoghi e in vari progetti legati soprattutto alla musica e alla danza), per approdare (letteralmente visto che si tratta di un piccolo centro in un’isola…) oggi a Berchidda, dove un manipolo di artisti vi offriranno forse un’occasione irripetibile per vivere un festival unico. Affinché possiate portarvi a casa qualcosa di visto e sentito con gli occhi e con il cuore.

Paolo Fresu