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01. Il calendario
02. Il programma
03. Paolo Fresu "Terra"
04. Il Respiro della Terra - Rassegna di Cinema
05. Green Jazz
06. Bookshop e Media Partnership
07. Time Out
08. Lo spazio danza
09. Le istituzioni che sostengono Time in Jazz
10. Gli sponsor di Time in Jazz
11. I partner di Time in Jazz
12. Biglietti e abbonamenti
13. Tabloid
 
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02. Il programma  


Festival internazionale

Time in Jazz
XXIV edizione:
Terra”
Berchidda (Prov. Olbia-Tempio) e Comuni limitrofi
9 > 16 agosto 2011
con la direzione artistica di
Paolo Fresu

 
Con il duo kora-violoncello di Ballaké Sissoko e Vincent Segal
in concerto nella magnifica basilica di Saccargia (Codrongianos, Ss)
prende il via martedì la ventiquattresima edizione di Time in Jazz.
Ahmad Jamal, Rokia Traoré, Joao Donato, Cristiano De André,
Pierre Favre, le pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola,
tra i protagonisti del festival diretto da Paolo Fresu
a Berchidda e in altri centri del nord Sardegna fino al 16 agosto,
quest'anno nel segno dell'elemento terra.
E il 17 e il 18 la musica continua con Time in Sassari.


Immancabile appuntamento di mezza estate in Sardegna con Time in Jazz. Dal 9 al 16 agosto il festival ideato e diretto da Paolo Fresu vive la sua ventiquattresima edizione. L'epicentro è naturalmente a Berchidda (provincia Olbia-Tempio), paese natale del trombettista: qui pulsa il cuore organizzativo (l'associazione culturale Time in Jazz) e si concentra il grosso della programmazione, in particolare i concerti serali nella vasta arena allestita in piazza del Popolo.

Ma, al solito, il festival coinvolge anche diversi altri centri del nord isolano, fra Gallura e Logudoro: Olbia, Tempio Pausania, Codrongianos, Chilivani, Oschiri, Tula, Mores, Telti, Ittireddu, Pattada. Un circuito di concerti che nel mattino e nel pomeriggio fa tappa di volta in volta fra boschi, chiesette di campagna, spazi di particolare significato storico o naturalistico o rappresentativi del tessuto socio-culturale locale.

Proseguendo il percorso ideale dedicato ai quattro elementi naturali, inaugurato due anni fa, dopo Acqua e Aria il cartellone si annuncia stavolta all'insegna della Terra, spunto tematico per una settimana come sempre carica di musica in compagnia di un cast di artisti che comprende, tra gli altri, il grande
Ahmad Jamal, la cantante maliana Rokia Traoré, il virtuoso della kora Ballaké Sissoko in duo con il violoncellista francese Vincent Segal, Pierre Favre e il suo quartetto di percussioni alle prese con le pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola, Les Tambours de Brazza con la loro trascinante energia ritmica. E, ancora, i pianisti Bojan Z, lo spagnolo Chano Dominguez e un'icona del jazz-bossa, il brasiliano Joao Donato, l'ensemble nippo-argentino Gaia Cuatro, Luciano Biondini e Javier Girotto, il quartetto Terre di Mezzo. Riflettori puntati anche su Paolo Fresu, naturalmente, “en solitaire” e con l'attore Marco Baliani, mentre all'Agnata, il consueto omaggio a Fabrizio De André quest'anno si gioca tutto in famiglia con Cristiano De André chiamato a interpretare, come nei suoi ultimi dischi, lo straordinario universo artistico dell'indimenticabile padre.

Oltre alla musica, come sempre, tante attività collaterali: il P.A.V., la sezione di Time in Jazz dedicata alle arti visive; la rassegna di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu; le varie iniziative di sensibilizzazione ambientale raccolte sotto l'insegna di
"Green Jazz".

Chiuse le otto giornate berchiddesi, ritorna infine Time in Sassari, consueta appendice di Time in Jazz in programma il 17 e il 18 agosto a Sassari, ma con tappe anche a Osilo, Sorso e Cheremule. Il bandoneon di Daniele Di Bonaventura, il pianoforte di Natalio Mangalavite e il gruppo Cordoba Reunion saranno fra i protagonisti della quinta edizione della minirassegna che sotto il titolo “Tierra y Fuego: Argentina mi amor” accenna già al 2012 di Time in Jazz, quando il ciclo tematico del festival dedicato ai quattro elementi naturali si chiuderà nel segno del fuoco.

La ventiquattresima edizione del festival Time in Jazz è organizzata con il contributo di Unione Europea e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo), Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio, Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione), Fondazione Banco di Sardegna, Comune di Berchidda, Provincia di Olbia/Tempio (Assessorato alla Cultura e Assessorato all’Ambiente), Comunità Montana “Monte Acuto”, Comuni di Cheremule, Codrongianos, Ittireddu, Mores, Olbia, Oschiri, Osilo, Ozieri, Pattada, Sassari, Sorso, Telti, Tempio Pausania, Tula, e con la collaborazione di Banco di Sardegna, Ente Foreste della Sardegna, Corsica Ferries - Sardinia Ferries, Nuvole Production srl, Ichnusa, Clarin Italia, Fondazione Fabrizio De André, Suoni delle Dolomiti, Carovana smi, Associazione i-Jazz, Consorzio NUBES, Ente Musicale di Nuoro, Ilisso, Aipsa, Condaghes, Il Maestrale Koiné, Max 88, Jazzit, The Jazz Yearbook, Jazziz, Il giornale della musica, Jam, Rolling Stone, Sonos & Contos, Exibart, Insideart, Eco-News, VAS Verdi Ambiente e Società, Ascunas, Boghes de Cheremule, Geasar, FAB Autoservizi, AutoOggi, Secauto, Pincar, Jazz Hotel, RR Orafi, MedTravel, Meridiana, Distilleria Lucrezio R, Rau Arte Dolciaria, Castello Monteacuto, Francesco Pianezzi S.n.c., Crasta Nuova Casearia, Su Senabrinu, Dolci Tradizioni, Pensieri Floreali, La Fumosa Vivaistica, Il Menù di Elia Saba, Allianz Ras, Arper

  • Terra e musica

Sarà dunque l'elemento terra "a suggerirci le nuove alchimie sonore e artistiche di questa ventiquattresima edizione di Time in Jazz", scrive Paolo Fresu nelle sue note di presentazione del festival: "E gli elementi non saranno più i quattro che stiamo trattando, ma i molteplici che hanno a che fare con lo stato della terra. Stato che cambia da luogo a luogo e da continente a continente, come la musica che vi si produce e che varia il suo umore in una frazione di secondo e secondo la fertilità dei luoghi che la ospita".

E allora, quest'anno a Time in Jazz, "la terra ha il sentore dell’Africa e del Brasile. Dell’Argentina e dell’America nera. E’ un viaggio a ritroso nel tempo e nelle geografie, il nostro. Tesi tra l’arcaicità e la primitività del suono e la contemporaneità dei loop elettronici. Terra è per noi il declinare pensieri e promesse dettate da un suono migrante che viaggia dal Mali al Congo. Che raggiunge gli Stati Uniti soggiornando nel Brasile della samba, mettendo radici forti nella Tierra del Fuego argentina e cilena. Ma terra è anche sinonimo di percussione e di danza. Di telluricità e di stratificazioni geologiche come quelle documentate dalle pietre sonore di Pinuccio Sciola. Di ondulazioni gestuali e rituali come il flamenco o come la fisicità del rito africano".

Su queste coordinate si sviluppa dunque il viaggio di Time in Jazz intorno alla terra. Un viaggio che prende il via martedì sera (9 agosto), alle 21, nella magnifica basilica romanico-pisana di Saccargia, nella campagna di
Codrongianos (sulla strada che collega Sassari a Olbia), con il duo formato dal maliano Ballaké Sissoko, virtuoso della kora (l'"arpa" africana) e dal violoncellista francese Vincent Segal; il titolo del concerto, "Chamber music", è preso in prestito dal disco che due anni fa ha suggellato lo straordinario incontro fra due musicisti e due tradizioni assai lontane fra loro, quella eurocolta e quella dei griot africani.Il pubblico di Time in Jazz ritroverà Ballaké Sissoko e Vincent Segal l'indomani (mercoledì 10) a mezzogiorno nel boschetto di Semida, fra i protagonisti di una matinée nella foresta demaniale del Monte Limbara sud, sopra Berchidda, che sarà aperta alle 9 nel vicino laghetto Nunzia, dal solo del fisarmonicista umbro Luciano Biondini, uno dei più apprezzati specialisti sulla scena nazionale dello strumento a mantice applicato al jazz.

Nel pomeriggio (ore 18), il festival approda a Pattada, nella chiesa di San Giovanni, con Gaia Cuatro, formazione nata dall'incontro tra due nomi di spicco del jazz nipponico, la violinista Ashka Kaneko e il percussionista Tomohiro Yahiro, con il pianista argentino Gerardo Di Giusto e il suo connazionale Carlos “el tero” Buschini al contrabbasso: quattro musicisti che portano l'arte dell'improvvisazione all'eccellenza, con una libertà tonale lontana dalle convenzioni stabilite, lavorando alla definizione di una musica totalmente inedita, ma allo stesso tempo sorprendentemente familiare.

Musica e teatro si incontrano in serata (ore 21) all'ippodromo di Chilivani (Ozieri) sfondo ideale per la riproposizione di Kohlhaas, uno dei monologhi più riusciti e noti del repertorio di un grande protagonista del teatro di narrazione italiano, Marco Baliani. Ad accompagnare l'attore e regista piemontese nel racconto delle vicende del mercante di cavalli, scritto nel 1810 da Heinrich von Kleist, sarà (come già al Time in Jazz del 2007) Paolo Fresu con la sua tromba e il suo flicorno. Ma a rendere più realistico il racconto contribuirà un gruppo di cavalli e cavalieri che entreranno in scena per sottolineare con esercizi e coreografie ideate ad hoc i passi più salienti e coinvolgenti della storia.

La giornata di giovedì 11 comincia nel suggestivo (e inedito per Time in Jazz) scenario dell'area archeologica di Santo Stefano, nella campagna di Oschiri, con il suo interessantissimo altare rupestre. Qui, alle 11 del mattino, apre la sua serie di apparizioni al festival il quartetto di percussioni guidato dallo svizzero Pierre Favre, uno dei musicisti che hanno contribuito a definire l'identità del nuovo jazz europeo e a emancipare le percussioni dal loro convenzionale ruolo ritmico.

Tiene invece banco nel pomeriggio (ore 18) uno degli eventi tradizionalmente più attesi del festival: il concerto con cui Time in Jazz (per la settima edizione consecutiva) rende omaggio al ricordo di Fabrizio De André nei giardini dell'
Agnata, la tenuta vicino a Tempio Pausania che fu uno dei principali luoghi di ritiro del cantautore genovese (e che da tempo è un rinomato albergo rurale destinato al turismo di qualità). Ma stavolta l'appuntamento organizzato in collaborazione con la Fondazione Fabrizio De André assume un significato davvero particolare: dopo Danilo Rea, Maria Pia De Vito e Rita Marcotulli, Gianmaria Testa con Lella Costa e Paolo Fresu, Ornella Vanoni, Morgan e Teresa De Sio, protagonisti nelle precedenti edizioni, ora spetta a Cristiano De André il compito di rileggere il repertorio di Faber, ma con gli occhi di figlio e di artista. Un compito che lo vede sempre più impegnato da due anni a questa parte, come dimostrano i tour e i due album discografici all'insegna di “De André canta De André” pubblicati nel 2009 e nel 2010, e che all'Agnata svolgerà accompagnandosi al pianoforte, alla chitarra acustica e al buzuki insieme a Osvaldo Di Dio (chitarra acustica e classica) e Luciano Luisi (pianoforte e chitarra acustica).

Di rientro a Berchidda, in serata, si aprono per la prima volta in questa edizione i cancelli dell'ex caseificio “La Berchiddese”, la grande struttura recentemente acquisita dal Comune con finanziamento della Regione Sardegna per essere trasformata in centro polifunzionale di produzione per lo spettacolo. Doppio set in programma: apre alle 21 il
Gaia Cuatro illuminato dalla presenza di un ospite del calibro di Paolo Fresu; alle 23 tocca invece a Manifattura Sonora, il gruppo composto dai migliori allievi della passata edizione dei Seminari Jazz di Nuoro, l'iniziativa didattica che si tiene ogni estate nel capoluogo barbaricino. Nelle notti successive lo spazio dell'ex caseificio diventerà il punto di riferimento dei dopo-concerto a base di dj set e musica dal vivo: un programma che sotto l'insegna di Time Out” ospiterà i quattro gruppi selezionati attraverso l'omonimo concorso partito lo scorso marzo. Si tratta di due formazioni sarde e due in arrivo dalla penisola: aprono la serie, il 12 agosto, gli Stereonoise EXP, eclettico ensemble cagliaritano che guarda al jazz elettronico nordeuropeo ma senza dimenticare le proprie radici mediterranee. L'indie rock è invece l'ambito di riferimento stilistico dei sassaresi De Grinpipol, di scena la sera dopo (13 agosto). Il 14 è il turno degli Screwdrive Inn, sestetto jazz bergamasco ispirato al modello cinematografico di David Lynch, mentre la notte di ferragosto si affida ai Voodoo Sound Club con le loro sonorità tra funk, afrobeat e jazz.

Luciano Biondini nuovamente di scena la mattina di venerdì 12 (alle 11) nella Basilica di San Simplicio a Olbia, ma stavolta insieme a Javier Girotto. Un sodalizio artistico, quello del fisarmonicista umbro con il sassofonista argentino, che conta undici anni di attività e due album: il secondo, “Terra madre” (del 2005), presta il titolo al loro concerto e testimonia bene la poetica del duo: musica che prende spunto dall’Argentina e dalla musica mediterranea, terreno di ricerca per un discorso lirico e coinvolgente che supera i confini del jazz.

Terre di Mezzo si chiama invece il quartetto con cui il festival fa tappa nel pomeriggio (ore 18) a Mores, nella chiesa di Santa Lucia. La sua è una musica che rispecchia gli innumerevoli colori etnici del Mediterraneo senza mai abbandonare le radici del jazz, matrice comune a tutti i componenti di questo gruppo attivo dal 1995: il sassofonista Emiliano Rodriguez, il contrabbassista Roberto Bartoli, il batterista Ettore Fioravanti e ancora Luciano Biondini alla fisarmonica.

Più o meno negli stessi istanti in cui Terre di Mezzo starà chiudendo il suo concerto, a un centinaio di chilometri, nel porto di Golfo Aranci (ore 19:30), si appresteranno a sbarcare Les Tambours de Brazza reduci dalla loro esibizione a bordo della nave della Sardinia Ferries in partenza alle 14.15 da Civitavecchia. Una consuetudine, quella della “concertazione navale”, che si rinnova per il sesto anno consecutivo grazie alla collaborazione della compagnia delle navi gialle, e che stavolta ha per protagonista lo spettacolare ensemble congolese a base di percussioni. Il pubblico di Time in Jazz avrà modo di farsi contagiare dall'energia ritmica de Les Tambours de Brazza nei giorni successivi, ogni tardo pomeriggio per le vie di Berchidda, prima dei concerti serali, e poi la notte di ferragosto sul palco centrale in piazza del Popolo, per l'immancabile festa finale del festival. 

Palco su cui i riflettori si accenderanno per la prima volta in questa edizione proprio la sera di venerdi 12 (ore 21:30) per illuminare uno dei protagonisti più attesi, oltre che un autentico gigante del jazz: Ahmad Jamal. Ottantun anni compiuti il 2 luglio, il pianista americano, tra i massimi interpreti degli ottantotto tasti nel jazz moderno, sarà a Berchidda alla testa di un quartetto con James Cammack al contrabbasso, Herlin Riley alla batteria e Manolo Badrena alle percussioni.


“Terra! Viaggio alla riscoperta della musica Americana del Novecento” è invece il titolo del concerto che intorno alla mezzanotte vedrà giocare “in casa”, nella Piazza Funtana Inzas, la
Banda musicale “Bernardo De Muro” di Berchidda, presenza ormai abituale del festival, con un repertorio che spazierà dallo swing di Glenn Miller al jazz rock elettrico di Jaco Pastorius, Joe Zawinul, Miles Davis e Herbie Hancock.

  • I concerti sul palco centrale in Piazza del Popolo

Sarà dunque Ahmad Jamal a lanciare Time in Jazz nel vivo della sua edizione numero ventiquattro. Altri big del festival sono attesi sul palco di piazza del Popolo nelle sere successive. Sabato 13 doppio set ancora all'insegna del pianoforte. Apre (ore 21;30) il cuarteto flamenco” di Chano Dominguez con Blas Córdoba "El Kejío" (voce, palmas), Daniel Navarro (taconeo, palmas) e Israel Suárez "Piraña" (percussioni). Classe 1960, il pianista andaluso (di Cadice) presenta in concerto il repertorio del suo ultimo disco, “Piano Ibérico”, uscito lo scorso novembre.

Spazio quindi (ore 23 circa) a un altro veterano degli ottantotto tasti, João Donato, classe 1934, un grande della musica brasiliana, sulle scene da oltre sessant'anni. In trio con Luiz Alves al basso e Robertinho Silva alla batteria, proporrà il repertorio di “Sambolero”, il disco con cui ha ottenuto il “Grammy” di Miglior Album di jazz latino del 2010.

Quasi un salto indietro nel tempo l'apertura della sera di domenica 14: si ritrovano infatti i grandi protagonisti di una memorabile performance al centro di una lontana edizione del festival, quella del 1996: Pinuccio Sciola, il grande scultore sardo (di San Sperate), e il percussionista svizzero Pierre Favre. Tre lustri dopo, il primo riporta in dote le sue “pietre sonore” sul palco che le propose, forse per la prima volta, in un contesto concertistico, ritrovando proprio lo stesso interprete di quindici anni fa, stavolta in compagnia degli altri membri del suo quartetto di percussioni: Christian Jaeger, Markus Lauterburg e Valeria Zangger.

Altri suoni e atmosfere nel secondo set: protagonista una delle migliori artiste africane apparse sulla scena internazionale in quest'ultimo decennio, la cantante Rokia Traoré. Un'artista che trae la propria linfa vitale dall'incontro fra tradizione e modernità, utilizzando strumenti etnici ma cercando di dare loro una nuova forma espressiva scrivendo canzoni moderne e con un sentire contemporaneo. Una formula valida anche per il suo impegno berchiddese al quale si presenta con quattro coristi e un organico di strumenti tradizionali come kora, n'goni e bolon.

La sera di Ferragosto, l'ultima in piazza del Popolo, come sempre si articola in due momenti distinti. Il primo (ore 21:30), con ingresso a pagamento, vedrà sul palco il pianista serbo (ma francese di adozione) Bojan Zulfikarpasic e l'originale formula musicale della sua Tetraband: una sorta di jazz-punk-funk in cui si alternano finezze melodiche e ritmi pulsanti, armonie non accademiche con una scorza di echi balcanici. Una riuscita miscela di forte impatto ed energia che Bojan Z a Berchidda saprà replicare contando sull'apporto di un trombonista del calibro di Gianluca Petrella, autentica stella nel firmamento del jazz nostrano, della bassista Ruth Goller e del batterista Seb Rochford. Poi, tolte sedie e transenne, e aperta la piazza all'ingresso gratuito, la seconda parte della serata si trasforma nella festa finale di Time in Jazz , quest'anno con Les Tambours de Brazza a menare le danze. 

  • Gli altri concerti

Come d'abitudine, molti dei musicisti applauditi nei concerti serali sul palco centrale di piazza del Popolo saranno anche fra i protagonisti degli eventi in programma al mattino e al pomeriggio nelle location “non convenzionali” di Time in Jazz.

Ecco allora l'esibizione solistica di Pierre Favre (sabato 13, alle 11) alle Fonti di Rinaggiu a Tempio Pausania, il piano solo di Chano Dominguez (domenica 14, alle 11) al Parco eolico “Sa turrina manna” di Tula, e quello di Bojan Z a Ittireddu, nella Chiesa di Santa Croce (sempre domenica 14, ma nel pomeriggio, alle 18). Ed ecco poi Rokia Traoré al centro del consueto concerto della mattina di ferragosto (con successivo pranzo tradizionale) all'ombra degli alberi della chiesetta di San Michele nella campagna berchiddese. Ma spazio anche per il sax solo di Javier Girotto a Telti, nella chiesa di San Bachisio (sabato 13 alle 18), e per un altro momento topico di Time in Jazz: la gara poetica in programma il pomeriggio di ferragosto (ore 18) nella chiesa campestre di Santa Caterina, poco fuori Berchidda, fra i poeti improvvisatori Mario Masala e Bruno Agus accompagnati dal coro Santa Sarbana di Silanus. Infine, martedì 16 al tramonto, alla Cantina Monte Acuto, nella campagna fuori Berchidda, spetta a Paolo Fresu il compito di suggellare il festival con una performance che si annuncia perfettamente in tema con questa edizione di Time in Jazz:Zappa”, un concerto per tromba e suoni e strumenti del lavoro della terra.

 

Riapre, dopo un anno di pausa, la consueta finestra sull’arte contemporanea nazionale ed internazionale che affianca la parte musicale di Time in Jazz: performance, mostre ed eventi espositivi in luoghi e spazi differenti raccolti sotto il marchio PAV, il Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, al suo quattordicesimo anno di attività.

Sul tema di questa edizione del festival, “terra”, si articola anche la rassegna del PAV: una visione contemporanea, multiforme e trasversale del concetto di terra, di mondo, di umanità, interpretata dai numerosi artisti invitati, con i tanti linguaggi della sperimentazione visiva: dalla pittura alla scultura, dall’installazione al video e alla performance.
 
Numerosi gli eventi espositivi in programma.

 
La consueta rassegna dedicata alla sperimentazione contemporanea nazionale ed internazionale è curata quest’anno da Giannella Demuro, con il titolo Dalla terra al cielo. Divisa in tre sezioni geografiche ed una sezione video e realizzata in collaborazione con Valerio Dehò, la mostra propone una lettura molto articolata del tema terra: dal rapporto con la natura, armonico o conflittuale, declinato come riflessione estetica, antropologica e geo-politica, alla dimensione del tempo, della storia e della memoria, fino ai tentativi di lettura filosofico-spirituale del mondo e dell’uomo. In mostra, nella sezione internazionale gli artisti: Marina Abramovic, Maria Magdalena Campos-Pons, Robert Gligorov, FX Harsono, Oleg Kulik, Armin Linke, Hiroyuki Masuyama, Andrei Molodkin, Elena Nemkova, Entang Wiharso, Karen Yurkovich. Accanto a essi gli artisti nazionali Francesco Arena, Matteo Basilé, Francesco Carone, Gea Casolaro, Costantino Cervo, Paolo Consorti, Marco Di Giovanni, Raimondo Galeano, Dario Ghibaudo, Federico Gori, Chiara Lecca, Christian Piccoli, Sergio Ragalzi, Eleonora Rossi, Devis Venturelli, Zimmerfrei. Spazio anche alla produzione isolana attraverso le opere di AZ.Namusn.Art, Cristian Chironi, Elisa Desortes, I Santissimi, Tore Manca, Pinuccia Marras, Pietro Mele, Nero Project, Stefano Serusi. Anche l’accostamento di tante personalità artistiche diverse, provenienti da realtà geografiche e culturali distinte, risponde al tema della rassegna: una visione del mondo che non esita a mettere assieme identità e differenze, nel tentativo di collegare mondi globali e locali ed inserire il processo creativo in un unico multiforme percorso.
Nella mostra La disciplina della Terra, curata da Ivo Serafino Fenu, gli artisti
Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino, Ermenegildo Atzori, Federico Carta, Giulia Casula, Monica Lugas, Tonino Mattu, Marco Pili, Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu), Alberto Spada, “si confrontano con la terra. Ma per non cadere nello stereotipo della “naturalità” che alla terra è inevitabilmente connesso, gli artisti hanno preferito un approccio più concettuale, in favore di una “artificialità” che racconta di un oggi e di un futuro prossimo affatto rassicuranti. Con i piedi ben piantati in terra e con uno sguardo rivolto altrove.” (Ivo Serafino Fenu)

Hybrid Maps, topografie distorte dal pianeta Terra, a cura di Mariolina Cosseddu, propone opere di Uccia Bassu, Paolo Carta, Caterina Lai, Fabio Lanza, Coquelicot Mafille, Cristina Meloni, Igino Panzino, Michèle Provost, Matteo Sanna, Gianfranco Setzu,Gianni Nieddu, Roberta Filippelli. La mostra parte dal concetto di terra intesa come luogo geografico per arrivare ad indagare l’uomo e i suoi mondi. Scrive, infatti, la Cosseddu che “mappare lo spazio è fra le più antiche forme di sopravvivenza. La mappa è, di fatto, un luogo dell’immaginario. Pensata per appropriarsi dell’ignoto, per misurare e ridurre l’infinitezza dello spazio, diventa strumento di una doppia conquista, materiale e metaforica.”

Accanto alle mostre che indagano il mondo della sperimentazione visiva contemporanea, quest’anno il PAV dedica anche una sezione specifica delle sue iniziative alla fotografia. Al quarto piano dell’ex-Caseificio, infatti, il concetto di terra è declinato secondo i canoni tecnici della fotografia tradizionale – il bianconero, il ritratto, il paesaggio – accostato ad una visione limpidamente attuale e contemporanea.
Gli scatti di Donato Tore, Adriano Mauri e Pierfranco Cuccuru, invitano a guardare in più direzioni, seguendo spunti di riflessione che nascono tutti da uno stesso nucleo, l’isola, la Sardegna, che sempre più si conferma mondo.

I bianchi e neri di Al di là della terra, il mare di Donato Tore, “percorrendo i bordi della terra raccontano brani di paesaggio “minimalista”, inteso come personale “visione di luoghi” contemporanei e non come mera rappresentazione di essi” (Anna Giordano).

Bianco e nero anche per Adriano Mauri. I suoi intensi Mineros, “uomini che arrivano dal profondo buio, dal nero... che raccontano vite e fatiche, e che dicono tutto nel modo più naturale” (Marco Delogu), accompagnano i visitatori lungo le scale dell’ex-Caseificio, una reiterazione simbolica del rito della discesa che quotidianamente essi compiono nel ventre della terra.

Domina, invece, il colore nei ritratti di Strange Fruits, “ritratti non seriali, dove Pierfanco Cuccuru innesca punti di contatto tra l’immagine, chi è ripreso e chi guarda, creando una zona franca dove il confronto è aperto, sincero, e dove chi vuole, guardando gli altri, prova a raccontare anche un pò di sé, come nelle migliori storie”. (Sergio Scavio)

Accanto ai progetti espositivi riuniti nell’ex-Caseificio, il PAV anche quest’anno presenta Lavori in corso, una serie di interventi, performance e progetti "site specific", in giro per il paese, progettati da alcuni degli artisti e dei curatori presenti in mostra. Tra gli altri, l’artista Francesco Arena in un progetto su Antonio Gramsci che vede coinvolto anche Paolo Fresu, il filosofo e critico d’arte Marco Senaldi che presenta il video maker Paolo Gioli, la danzatrice Sara Grenga, la coreografa Ornella D’agostino con gli allievi dello stage di danza realizzato a Berchidda in collaborazione con Carovana s.m.i..

In giro per il paese anche openShow… dalla terra al cielo, il progetto di arte pubblica a cura di Giannella Demuro, progetto nato a Sassari, ideato dall’associazione culturale isolasenzatitolo e realizzato in collaborazione con il Comune di Sassari e il PAV di Time in Jazz. Quasi un’estensione della mostra dell’ex- Caseificio, openShow… dalla terra al cielo riunisce le opere di oltre sessanta artisti che rappresentano una mappatura significativa seppure non totalmente esaustiva della ricerca isolana, della terra Sardegna, e la ricostruisce sulle case di Berchidda, costringendo il pubblico a gironzolare con gli occhi al cielo per le vie del paese, alla ricerca delle opere, alloggiate sulle pareti e sui terrazzini del centro storico, di -E-, Fabio Barisani, Pietruccia Bassu, Leonardo Boscani, Zaza Calzia, Efisio e Nicola Caredda, Simone Carta, Tonino Casula, Giancarlo Catta, Erik Chevalier, Marcello Cinque, Alberto Colombino, Salvatore Coradduzza, Salvatore Cuccu, Chiara Demelio, Paola Dessy, Rita Diana, Nino Dore, Salvatore Esposito, Roberta Filippelli, Angelino Fiori, Giuseppe Flore, Gavino Ganau, Lalla Lussu, Pierpaolo Luvoni, Antonio Mallus, Claudia Matta, Mariella Manconi, Paolo Marchi, Pinuccia Marras, Italo Medda, Silvia Mei, Meloni di Carta, Fabio Melosu, Narcisa Monni, Gianni Nieddu, Efisio Niolu, Nico Orunesu, Igino Panzino, Pastorello, Vincenzo Pattusi, Bruno Petretto, Paolo Pibi, Gianfranco Pintus, Jessica Piras, Mario Pischedda, Roberto Puzzu Rosanna Rossi, Maura Saddi, Giulia Sale Josephine Sassu, Marcello Scalas, Pinuccio Sciola, Giovanna Secchi, Stefano Serusi, Gianfranco Setzu, Monica Solinas, Carlo Spiga, Daniela Spoto, Giorgio Urgeghe.

Casa Sanna, sulla piazza del Popolo, accoglie la mostra Nigeria: una terra che perde, una terra che brucia, scatti di Kadir van Lohuizen a cura di Amnesty International attraverso i quali viene illustrato l’impatto dell’inquinamento provocato dal petrolio sui diritti umani e sull’ambiente nel Delta del Niger.

Come di consueto, alcuni artisti saranno presenti anche sul palco di piazza del Popolo con Arte tra le note, scenografie d’artista realizzate appositamente per i concerti serali del Festival da Dario Ghibaudo, Nextime, Pinuccio Sciola, Francesco Simeti.

Visitabile in permanenza, inoltre, il progetto stabile del PAV Semida, il Museo di arte ambientale, con le opere di Clara Bonfiglio, Giovanni Campus, Bruno Petretto, Pinuccio Sciola e Monica Solinas, nato nello splendido scenario del Demanio Forestale del Monte Limbara in collaborazione con il Comune di Berchidda e l’Ente Foreste Sardegna.

 
  • Altri eventi

Anche la consueta rassegna di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, ruota intorno al tema portante di questa edizione del festival, la Terra. Le proiezioni, da giovedì 11 a lunedì 15 nel Nuovo Cinema di Berchidda, spazieranno dall’Africa del documentario “Italia/Congo” di Gabriella Lasagni, sul taglio delle foreste tropicali, alla Bolivia delle bio-diversità di “Il tesoro della madre terra” di Piero D’Onofrio, che cerca di resistere al consumo di specie vegetali sempre più standardizzate e modificate geneticamente dalle multinazionali. Dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza, con “Campi assediati” di Gianfranco Mura, dove un campo di calcio si fa metafora di una possibile armonia in una terra travagliata, alle montagne raccontate da Mauro Corona in “Le stagioni del bosco”. Da Lampedusa, meta agognata dai migranti, con “Soltanto il mare” di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna e Fabrizio Barraco, al grido sereno e pieno di speranza di un grande cineasta come Ermanno Olmi in “Terra madre”, fino alla terra vista dal cielo in “Home”, spettacolare documentario del fotografo Yann Arthus-Bertrand.

Dopo il successo della scorsa edizione, ritorna lo scrittore sardo (di Uta) Flavio Soriga, che ogni sera, fra un set e l'altro, racconterà dal palco di Piazza del Popolo, in una sorta di quotidiano “diario di bordo”, i fatti, i personaggi e le curiosità del festival dal suo arguto punto di vista.

Per la terza edizione consecutiva, il festival sarà poi arricchito anche da un bookshop dedicato ai principali temi di Time in Jazz e articolato in più sezioni: dalle proposte editoriali delle case editrici Aipsa, Il Maestrale, Ilisso, Condaghes con la collaborazione delle librerie Koinè e Max 88, al “bookcrossing”. Novità di quest'anno le media-partnership tra il festival e un gruppo di importanti riviste di musica – jazz, ma non solo – magazine di arti visive e periodici che hanno come tema l’ambiente, l’eco-sostenibilità, il riciclaggio. Una panoramica il più possibile esaustiva sull’attuale offerta editoriale.


  • Lo spazio danza

Nel segno della Terra, Time in Jazz dedica anche uno spazio alla danza, rinnovando per il terzo anno consecutivo la collaborazione con l'associazione Carovana S.M.I., che stavolta porta in dote due iniziative: un laboratorio e un progetto di cooperazione internazionale, che si incontrano e si fondono nel contesto del festival.

Prima tappa, il laboratorio di danza Corpi in terra, a cura di Ornella D'Agostino, indagherà sul rapporto del corpo con l'elemento Terra, dividendosi in due percorsi distinti per due diversi target: il primo laboratorio (partito il primo di questo mese, andrà avanti fino a venerdì 13) è rivolto ad artisti che abbiano già esperienza performativa, ed è finalizzato alla produzione di performance e installazioni sul tema “terra” da presentarsi durante il festival; il secondo (dall'11 al 15 agosto), è rivolto anche ai “non addetti al lavori” e a chi fosse interessato ad esplorare creativamente il tema del festival. Punto di riferimento per i laboratori, gli spazi dell'ex-cooperativa “La Berchiddese” (per maggiori informazioni: Carovana S.M.I. tel. fax 070/6848107 / cell. 3393537727 / email: carovana@tiscali.it).

Parallelamente ai laboratori, Carovana presenta il progetto Corpi in rivoluzione - Come in arte così in terra Arabo Mediterranea, inserito nel più ampio progetto di cooperazione internazionale Revolutionary bodies, di cui è capofila: al centro di questo studio multidisciplinare, il corpo come strumento di resistenza e l'evoluzione del ruolo sociale assunto dalla danza contemporanea e dalle arti performative. Revolutionary Bodies è stato selezionato e sostenuto dalla Fondazione Europea della Cultura e dalla Fondazione EuroMediterranea Anna Lindh, rete Italiana, nell’ambito del programma di Operazione Comune. Il programma si articolerà tra incontri, proiezioni, performance e installazioni, che si terranno a Berchidda il 10 e il 12 agosto negli spazi dell' ex – cooperativa “La Berchiddese”, e che culmineranno, la sera del 12 (alle 20), con la performance Sgretolamento andante, una produzione di Carovana S.M.I. in collaborazione con Teatro e/o Musica di Sassari e Time in Jazz, per la regia di Ornella D'Agostino, che sarà accompagnata nella danza dalle musiche del sassofonista Gavino Murgia, e dagli artisti del progetto-laboratorio Corpi in Terra- Time in Jazz 2011.

 

  • Green Jazz

Anche quest’anno Time in Jazz rinnova il proprio impegno a favore dell’ambiente attraverso Green Jazz, il progetto di sensibilizzazione che dà voce ai temi del risparmio energetico, dell’uso delle energie alternative, della differenziazione dei rifiuti, dell’abbattimento delle emissioni di CO2, mirando in particolare a ridurre l’impatto del festival sul territorio.

La storia della coscienza ambientale di Time in Jazz muove i primi passi a partire da originali progetti come i concerti nei boschi del Limbara e nelle chiesette campestri, che hanno stimolato una maggiore consapevolezza sui problemi dell’ambiente e della sostenibilità, portando, anche grazie al supporto di partner e sponsor locali, alla realizzazione di iniziative volte a tutelare un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore.

Sul tema sensibile della riduzione delle emissioni di CO2, Time in Jazz prosegue anche in questa edizione le iniziative per ridurre la circolazione delle auto durante i giorni del festival. Musica a pedali, in collaborazione con Atala, mette a disposizione del pubblico delle biciclette per spostarsi da un concerto all’altro, sia in paese, sia nelle vicine chiese campestri. Una valida alternativa, dunque, per tutti coloro che vorranno rinunciare alla propria automobile per raggiungere, pedalando, i luoghi della musica e dell’arte. Alla riduzione dei gas inquinanti mira anche Motori a strappo, un progetto di car-sharing rivolto al pubblico che nei giorni del festival percorre in macchina decine di chilometri per raggiungere i diversi luoghi dei concerti. A Berchidda saranno creati dei punti di ritrovo, dove si potrà parcheggiare la propria auto, approfittare del passaggio messo a disposizione da chi aderisce all’iniziativa e viaggiare in buona compagnia.

In collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Berchidda prosegue poi l’iniziativa dedicata alla raccolta differenziata dei rifiuti: le isole ecologiche di Green Jazz, spazi supplementari allestiti nei luoghi del festival, in piazza del Popolo e all’ex-Caseificio, che ospiteranno i contenitori per la raccolta differenziata del vetro, del cartone e della plastica. Alcuni volontari presidieranno le isole ecologiche, contribuendo a ripulire il paese da eventuali rifiuti abbandonati, informando e sensibilizzando pubblico e visitatori sulle varie iniziative volte alla tutela dell’ambiente.

Sempre in partnership con il Comune ritorna quest’anno Acqua dalla rete, progetto che mira a ridurre lo spreco d’acqua ed il consumo di plastica, mettendo a disposizione del pubblico fontanelle alimentate dalla rete idrica comunale, da cui attingere gratuitamente acqua potabile. In paese saranno inoltre allestiti i Green Corner, stand dedicati ai partner e agli sponsor dei progetti Green Jazz, per dare informazioni sulle varie campagne di sensibilizzazione condotte durante il festival e far conoscere i diversi progetti e i soggetti coinvolti attraverso materiali informativi, stampati, video, etc.

Quest’anno a Berchidda approda anche la campagna Porta la Sporta, promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi per dimostrare come esista una relazione tra le nostre azioni quotidiane, apparentemente insignificanti, e lo stato complessivo del pianeta. Piccoli gesti possono modificare stili di vita errati, se si diventa coscienti delle gravi conseguenze che generano. Rifiuta riduci riusa ricicla, è la risposta comportamentale di Porta la Sporta alla domanda chiave: perché usare per pochi minuti un sacchetto di plastica o altro materiale, anche biodegradabile, che durerà ed inquinerà per cento anni? Ovvero: è ancora accettabile l’usa e getta? Per sostenere l’iniziativa, Time in Jazz in collaborazione con Tecnografica Turritana, regala una sportina riutilizzabile a chi acquisti nel merchandising del festival.

Nella stessa direzione anche l’iniziativa Green Bed, brevi promemoria nelle camere degli alberghi, delle case e dei campeggi di Berchidda per ricordare come siano i comportamenti singolarmente irrilevanti a fare la differenza se considerati su larga scala. In  un’ottica globale, i suggerimenti “usa solo l’acqua di cui hai veramente bisogno”, “stacca sempre il caricabatterie dalla presa”, “fai la raccolta differenziata” e “non portare via sabbia, pietre, fiori o piante dalle montagne o dalle spiagge”, acquistano certamente un valore diverso.

Dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Time in Jazz e l’Ente Foreste della Sardegna, nasce la nuova iniziativa“One, two...Green!”, al fine di contribuire all’annullamento dell’emissione di CO2 prodotta dalla complessa macchina scenica e organizzativa del festival. Parte dell’anidride carbonica rilasciata nell’aria, verrà compensata dalla messa a dimora di nuove piante prodotte nei vivai dell’Ente Foreste e messe a disposizione dell’Associazione Time in Jazz. Le piantine di lentisco, mirto e corbezzolo, tipiche della macchia mediterranea e molto diffuse in Sardegna, vogliono essere un segno tangibile dell’impegno delle istituzioni, del festival e del suo pubblico a favore dell’ambiente.

In linea col tema della Terra si pone anche la partnership con EcoFINDERS (Ecological Function and Biodiversity Indicators in European Soils), un importante progetto di ricerca europeo coordinato dall'INRA francese, che si propone di studiare gli indicatori biologici del suolo in differenti contesti ambientali, tra cui il territorio di Berchidda, scelto come sito di riferimento per il monitoraggio a cura dell'NRD (Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione) e l’Università di Sassari (Dipartimento di Scienze Agronomiche e Genetica Vegetale Agraria e Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione); l'incontro con Pier Paolo Roggero (direttore dell'NRD) che si terrà martedì 16 (ore 18:30) alla Cantina Castello Monteacuto sarà un'importante occasione per informare il grande pubblico sui temi e sullo stato della ricerca.

In collaborazione con la compagnia teatrale La Botte e il Cilindro, sarà inoltre attivato, da mercoledì 10 a lunedì 15 nei locali della biblioteca comunale di Berchidda (dalle 17,30 alle 19,30), “Tutti giù per terraun laboratorio di animazione scientifica per ragazzi dai 6 agli 11 anni incentrato sul tema della biodiversità del suolo: artisti e ricercatori si affiancheranno per avvicinare alle tematiche scientifiche anche i più piccoli attraverso l'uso di linguaggi creativi semplici e coinvolgenti (per informazioni e prenotazioni: laboratori@bottecilindro.it, tel. 340.30.05.693/328.80.52.995).

Sui temi della sostenibilità e della tutela dell'ambiente sarà incentrata anche una conferenza di Amnesty International in programma la mattina di ferragosto 15 agosto (ore 11) prima dell'esibizione di Rokia Traorè alla chiesetta di San Michele nelle vicinanze di Berchidda: l'incontro con Riccardo Noury, direttore dell’ufficio comunicazione di Amnesty International per l'Italia, sarà focalizzato in particolare sulla campagna “Io pretendo dignità” con cui l'organizzazione per i diritti umani denuncia e contrasta le violazioni dei diritti umani derivanti dall’inquinamento industriale nell’area del Delta del Niger.

A metà strada tra progetto divulgativo e videoinstallazione si colloca invece la partnership con Telespazio, società che opera nella gestione dei satelliti di osservazione della terra, che metterà a disposizione immagini e video della terra vista dallo spazio per la loro proiezione nelle giornate del festival.

 


  • Da Time in Jazz a Time in Sassari

Calato il sipario su Berchidda, il 17 e il 18 agosto ritorna Time in Sassari, consueta appendice di Time in Jazz nel capoluogo turritano, quest'anno alla sua quinta edizione. Il titolo, “Tierra y Fuego: Argentina mi amor” suggerisce chiaramente quali saranno i paesaggi sonori delle due serate in piazza Santa Caterina. Mercoledì 17, reduce dalle sue esibizioni a Time in Jazz, tiene banco l'ensemble nippo-argentino Gaia Cuatro. La sera dopo è invece il turno di una formazione che fin dal nome dichiara il proprio legame con la terra d'origine: Cordoba Reunion. Né può dimenticare il substrato della musica sudamericana - il tango, la zamba, la chacarera, la milonga, la chaya - l'originale proposta musicale di questo quartetto. Il tutto mutuato attraverso la personale rivisitazione espressiva dei suoi componenti: Javier Girotto (sax), Gerardo Di Giusto (pianoforte), Carlos “el tero” Buschini (basso) e Minino Garay (percussioni). Tre tappe “extra moenia” per Time in Sassari: il pomeriggio del 17 (ore 18) in piazza Brundanu a Osilo, è di scena Daniele Di Bonaventura, il musicista marchigiano virtuoso dello strumento simbolo del tango, il bandoneon. L'indomani mattina (giovedì 18), alle 11, appuntamento invece alla Marina di Sorso, nella pineta del fiume Silis, con il solo del pianista argentino Natalio Mangalavite, (anche lui di Cordoba, ma da tempo trapiantato in Italia). Poi, nel pomeriggio (ore 18), ancora un pianoforte solo a Museddu, area archeologica nei pressi di Cheremule: protagonista Gerardo Di Giusto, già applaudito nei ranghi del Gaia Cuatro (e atteso poi in serata a Sassari con Cordoba Reunion).

 

  • Time in Jazz: una terra in musica”

Fino a sabato 20, Time in Jazz dà il benvenuto ai visitatori in transito all'Aeroporto Olbia-Costa Smeralda, principale porta d'accesso della Sardegna nel periodo estivo, con un nuovo progetto che ha aperto i battenti il 12 del mese scorso e che fa da prologo all'evento ferragostano: “Time in Jazz: una terra in musica”, realizzato in collaborazione con l'Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione e la Geasar (società di gestione dell'aeroporto di Olbia), propone un percorso visivo e sensoriale che attraverso mostre, installazioni audiovisive, degustazioni, incontri e stand informativi, racconta il festival e il territorio che lo accoglie, dedicando un'attenzione particolare alle risorse naturali e culturali, e alle realtà produttive agro-alimentari e artigianali che lo caratterizzano.  

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