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05. Rossini's promenade  

 

Rossini's Promenade 

sabato 24 maggio

ore 19

 Per il terzo appuntamento di Primavera al Laber tiene banco un evento che unisce musica e fotografia: "Rossini's Promenade". Protagonisti un quartetto d'archi composto da Vittorio Vargiu e Giampiero Tamponi ai violini, Giuseppe Fadda al violoncello e Roberto Scanu al contrabbasso, impegnato nell'esecuzione di tre delle sei sonate a quattro di Gioacchino Rossini, e le installazioni fotografiche di Veronica Muntoni, Silvia Sanna e Chiara LaFiłt, a cura di Sonia Borsato: tre giovani artiste sarde che scelgono di confrontarsi con il mezzo fotografico meticciandolo con tutto il loro mondo, facendo convivere insieme suggestioni cinematografiche e retaggi musicali, una lunga tradizione visiva virata al femminile e un'autentica lettura del loro quotidiano.  


Classe 1986, Silvia Sanna offre se stessa in triplice esposizione come su una contemporanea pala d'altare, un tecnologico trittico di luce che accoglie il pubblico all'ingresso del centro Laber costringendolo, fin da subito, a un confronto con una dimensione intima e scarnificata. Un autoritratto che esula da una dimensione strettamente autoreferenziale per spalancarsi al generazionale raccontando un'attesa che sfiora, a momenti, la resa.


La riflessione di Veronica Muntoni (1987) č solo in apparenza pił leggera e giocosa, ma impietosi sono gli sguardi mascherati dei bambini che oscillano dal soffitto della sala prove come fantasmi di un passato innocente eppure contaminato dalle adulte aspettative. Riprendendo la posa classica del ritratto familiare, Muntoni inscena la radiografia di una generazione smarrita mescolando suggestioni isolane con rimandi al reportage di Roger Ballen.


Volutamente sporco, amatoriale fino al limite del sopportabile con evidenti implicazioni punk č il lavoro della giovanissima Chiara LaFiłt (1993) che, nel video alle spalle dei musicisti, ostenta un corpo acerbo e tatuato, intrappolato da una dimensione metropolitana che oscilla tra rivelazione e oppressione. Una labirintica autocelebrazione in cui nuove geografie si stratificano su una fisicitą che ignora regole sociali sorpassate e mira solo alla soddisfazione di una sfrenata curiositą.