I flussi migratori che attraversano il Mare Mediterraneo attraverso gli occhi dei protagonisti nel ciclo di film e cortometraggi diretti da Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimar.
Quello dei rifugiati e immigrati è un mondo che rischia di rimanerci estraneo perché sempre più le nostre sensazioni e i nostri pensieri sono deliberatamente progettati e costruiti da altri, principalmente dalla politica e dai mass-media, dagli specialisti, dall’associazionismo di terzo settore, dalle Ong, mentre manca la costruzione di realtà e immaginari comuni insieme allo straniero rifugiato. Perché si condividano immaginari e realtà prima di tutto bisogna condividere degli spazi e dei tempi, bisogna costruire socialità all’interno di contesti di incontro e ascolto, educanti per tutti.
Spesso l’incontro con l’altro è un’incontro spaesante perché ci rende partecipi di storie, racconti, narrazioni, tracce e trame di vite individuali e collettive che poco hanno a che fare con la cronaca e molto con la Storia della nostra epoca e il destino di migliaia di persone. I rifugiati, come persone provenienti da altri paesi e continenti, sono testimoni del nostro tempo.In latino ci sono due parole per dire il testimone. La prima testis significa etimologica mente colui che si pone come terzo; la seconda, superstes, indica colui che ha vissuto qualcosa, ha attraversato fino alla fine un evento e può dunque renderne testimonianza. Ci appare evidente che dentro molte situazioni, le persone di cui parliamo non siano semplicemente dei terzi, ma dei superstiti: dalle guerre, le persecuzioni, i quello appunto di contribuire all’esistenza di voci che ci facciano comprendere i contorni e le radici della condizione della migrazione e dell’esilio. Il laboratorio di videonarrazione che si è svolto tra la primavera-estate del 2007, era rivolto a un gruppo di rifugiati provenienti dall’Etiopia e dal Sudan ed è nato all’interno di una Scuola di italiano per rifugiati e richiedenti asilo.
La scuola di italiano è un’iniziativa in corso da alcuni anni fondata dall’Ass. Asinitas Onlus (centri di educazione e cura con i rifugiati, asinitas.org) per contestualizzare e lenire la memoria dei traumi subiti e dello spaesamento.A scuola, struttura aperta di formazione continua e quotidiana basata su lavoro volontario di un gruppo di educatori, si lavora per l’apprendimento della lingua italiana a partire dalle tracce e trame degli studenti stessi attraverso la tecnica del “testo libero” e i metodi dell’educazione attiva. A scuola i migranti vengono accolti in una comunità di cura della persona che enfatizza l’autonomia, la creatività, la comunicazione, la cooperazione, la capacità di rete di chi è in situazione di bisogno, il riannodarsi di rapporti significativi dopo (e all’interno) del trauma dello spaesamento, della precarietà e della emarginazione. All’interno della relazione di cura basata sulla reciprocità e la fiducia che si crea con l’allievo-testimone all’interno di un gruppo, l’oralità, il ricordo del trauma e la memoria di appartenenza del singolo, come pure l’espressione di desideri, speranze, progetti forniscono al gruppo la capacità di ritrovare le rispettive strutture di appartenenza, e al singolo la propria forma, e di contribuire così in modo attivo e in prima persona, con la propria testimonianza e partecipazione, al progetto di mantenimento della memoria interna della migrazione che rischia altrimenti di essere dispersa.
Riccardo Biadene
in collaborazione con l’associazione Asinitas e ZaLab