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01. Contretemps  

 

Contretemps

a cura di Giannella Demuro


Francesco Arena | Franko B | Pietruccia Bassu | Filippo Berta | Maria Magdalena Campos-Pons | Cristian Chironi | Emilio Fantin | Regina José Galindo | Luigi Y Luca | Pinuccia Marras | Davide Monteleone
Bill Owens | Nero Project | Leonardo Pivi | Danilo Sini | Sandy Skoglund | Lucia Veronesi | Yevgeny Yufit


Piedi. Per raccontare uomini e luoghi, sentimenti e passioni, abitudini e sogni, inquietudini e trasgressioni del nostro tempo con il ritmo ambiguo e spiazzante di un coreutico “contretemps”. Piedi. O la loro traccia, i passi percorsi, i luoghi attraversati, gli spazi abitati. Dipinti, fotografati, scolpiti. Piedi. E la fatica del vivere, la gioia irriverente del piacere, l’intrigante riverbero del pensiero. Piedi che sono occhi e mani e cuore, strumenti di conoscenza che disegnano le geografie dell’uomo. Piedi. Chiavi di lettura inusuali per aprire finestre sul mondo e la societŕ del nostro tempo.
Lo sguardo dell’artista č l’evenienza, quel quid che orienta il processo creativo e permea di senso l’opera. Č l’imprevisto, il “contretemps” che anticipa e batte il ritmo del passo, che avvia il movimento, quel camminare lieve o veloce, che diventa incedere affannato, dolente, pulsione immaginata o, talvolta, negata.
Č uno sguardo introverso, volto alla propria esperienza personale quello di Emilio Fantin e Franko B, le cui opere sono un viaggio nel dolore della fragilitŕ umana e coscienza della finitezza, come anche quello di Cristian Chironi che esplora il complesso rapporto tra passato e presente.
Guardano verso l’esterno, al rapporto tra individuo e societŕ le opere fotografiche di Maria Magdalena Campos Pons, Bill Owens, Davide Monteleone e Pietruccia Bassu e il video necrorealista di Yevgeny Yufit.
La societŕ e i suoi errori diventano esplicita e vibrata denuncia sociale nell’atto performativo di Regina José Galindo, o sconcertata constatazione dell’orrore della guerra nelle “protesi” di Nero Project.
Č un viaggio trasgressivo nel mondo dell’erotismo quello di Luigi Y Luca, ricondotto ad una velata dimensione domestica nella pittura di Pinuccia Marras, ironico e irriverente nelle sculture di Leonardo Pivi.
I piedi che camminano percorrono spazi, li ridefiniscono e a volte li creano, nelle opere di Filippo Berta, Sandy Skoglund e nelle ambientazioni di interni di Lucia Veronesi e di Francesco Arena.


Piedi, dunque, come strumento del cammino e del viaggio, come metafore e metonimie visive dell’essere umano e del suo relazionarsi con se stesso e il suo prossimo, il mondo, la societŕ, la politica. Piedi come misure delle cose, dei luoghi del fare e dell’abitare. Piedi in cammino verso un altrove dove l’esperienza dell’oggi diventa strumento per tracciare un solido sentiero su cui camminare con passi certi e sicuri verso il domani.

Giannella Demuro