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05. I Mangiafuoco - Fight the fire with fire  

 

I Mangiafuoco - Fight the fire with fire

a cura di Sonia Borsato



uscì fuori un burattinaio,
un omone così brutto
che metteva paura soltanto a guardarlo...

 

Ogni infanzia che si rispetti passa attraverso il mito di Mangiafuoco, il burattinaio inventato da Collodi, perchè tutti, in qualche modo, siamo stati messi in guardia contro vari Lucignoli, gatti&volpi.

Ad una lettura più adulta ci si rende conto che «l'omone così brutto che metteva paura soltanto a guardarlo» dimostra un'umanità complessa, contraddittoria, autentica e votata alla lotta, alla conservazione del proprio gruppo, della propria arte.

Sono dei MANGIAFUOCO i 6 artisti che hanno messo bottega nel cuore di Nuoro, la “capitale del popolo” come la battezzò Vittorini.

Il riferimento è sempre alla favola di Pinocchio ma del burattinaio prendono in prestito solo l'idea del carrozzone artistico e la “terribilità” la rivolgono verso la vita che viene mangiata, sfidata in gruppo, affrontata con l'arte condivisa.

Da Collodi slittiamo fino ai Metallica del 1984 lasciando intravedere al centro una spessa oscillazione che unisce la fucina di Vulcano ad un senso di carrozzone comunitario che richiama la bottega artistica rinascimentale.

Mescolando metal e pop, manuali di storia dell'arte e dizionari di latino e greco, chiacchierate su Skype e facebook, si confeziona la scelta controcorrente di un eterogeneo gruppo che conta 6 membri ufficiali ma è poi aperta, anzi, spalancata a collaborazioni esterne, visite, incursioni.

Dopo l'edonismo anni 80 e l'intimismo dei 90, alla paura globale degli anni Zero risponde un nuovo senso della comunità, reale soluzione alla crisi che investe non solo il mercato economico ma soprattutto quello culturale, azzerando i valori

Vincenzo Pattusi, Sergio Fronteddu, Vincenzo Grosso, Johnny Eroe, Stefano Marongiu e Pasquale Bassu costruiscono il contemporaneo con il fuoco dello scambio artistico e della creazione condivisa.


La sfida è quella di ricreare il loro studio/unità abitativa all'interno dello spazio espositivo, un esperimento a metà strada fra esposizione e laboratorio: opere finite e opere parziali, tavoli cosparsi di fotografie e schizzi, mappe emotive e ricordi personali, cose concrete e immateriali.

L'implicita idea di accessibilità invece di sfatare il mito della creazione, di affievolirne il fuoco, paradossalmente lo rafforza: il pubblico partecipa ad un mistero, non fruisce semplicemente di una mostra ma compie un viaggio completo nel tormento creativo.